Scuola e riapertura. Sicurezza last minute
Sono iniziate da oltre un mese le vacanze estive per gli 8,3 milioni (dati MIUR) di studenti italiani. Una normale pausa estiva che arriva dopo un altro anno scolastico caratterizzato per molti dalla DAD, la didattica a distanza.
Una sosta estiva, lunga circa tre mesi, in cui anche il dibattito sulle tante condizioni di inadeguatezza delle scuole si spegne. Salvo riaprirsi, in fretta e furia, poco prima del rientro di bambini e ragazzi nelle aule. Una routine organizzativa che, già prima della pandemia da Covid-19, costringe ogni anno la comunità scolastica, per settimane, ad iniziare la didattica con carenza di insegnanti nelle classi, anche nel ruolo di sostegno a studenti disabili. Un debole dibattito sull’adeguamento delle aule, sulla loro vivibilità per studenti e docenti, sulla sicurezza degli spazi che sono spazi comuni, di condivisione, che con l’emergenza sanitaria resta arenato sulla partenza.
Lo sanno bene gli insegnanti, dalle classi elementari alle superiori, che ad ogni riavvio scolastico sono i primi a fare i conti con le lentezze burocratiche che di fatto classificano la Scuola come fanalino di coda nelle azioni politiche e istituzionali.
Come spiegano in una lettera, inviata a La Lente, tre insegnanti sarde di Olbia. Una lettera scritta in questi giorni di chiusura estiva, sottolineando le loro preoccupazioni sulla condizione della scuola con la mente già a settembre, alla riapertura. Come non avviene nelle stanze ministeriali, istituzionali. Non ancora. Non prima di settembre.
Una sensibilizzazione su un luogo dove si costruisce il futuro, che deve coinvolgere ognuno. Come cittadino e individuo.
Il testo della lettera:
“Non chiamatela nostalgia (si stava meglio quando si stava peggio?)
È una piacevole sera di Luglio e la situazione pandemica è apparentemente sotto controllo, così ci concediamo un paio d’ore di relax tra amiche. Tuttavia, essendo anche colleghe, i nostri discorsi virano puntualmente sul tema Scuola.
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