Il “Fondaco” che proponeva cultura e arte nella città dei Giganti: OSPE
Temo di andar contro le regole giornalistiche, nel momento in cui, presa dall’emozione e dai ricordi mi accingo a scrivere una recensione del bel volume di Cristina D’Arrigo “Antonio Saitta OSPE: la scocca della cultura” attraverso i ricordi di Nazareno Saitta (Messina 2016 di nicolò edizioni pg 183). Da studentessa universitaria prima e da giovane insegnante poi, solevo frequentare la libreria OSPE, ma molto intimidita dal contesto (erano gli anni dei miei rossori) vi entravo in punta di piedi e sostavo il tempo giusto che mi occorreva per comprare un libro. Il mio referente era un collaboratore della libreria, il signor Villari, padre compianto di una mia cara amica. Così leggere questo testo mi ha aiutato a capire quel mondo che mi intimidiva allora, facendomi sentire inadeguata, e a riviverlo, con l’esperienza di oggi, non senza rimpianto di ciò che è irrimediabilmente perduto. Di famiglia modesta, Antonio Saitta frequenta fino al terzo anno dell’Istituto Tecnico “Jaci”, poi, nei 1917, viene avviato al lavoro, come garzone, nella libreria di Vincenzo Ferrara che, in seguito, dirige.
Colto e intelligente diviene giornalista pubblicista e, sotto lo pseudonimo di Nino Folgore, pubblica numerosi articoli. Nel 1943, quando la città viene massacrata da continui bombardamenti e tutti sono costretti a rimboccarsi le maniche per sopravvivere, diventa quasi impossibile far cultura. Finita la guerra, Antonio, entrato in società con Sardo e Verso, inizia prima in Via Tommaso Cannizzaro e poi in Piazza Cairoli, la sua attività di operatore culturale non di semplice libraio, in quella realtà policulturale che fu la libreria OSPE, con le sue varie iniziative, quali il “Fondaco” e l ‘Accademia della Scocca. Intorno ad essa fa ala, una folta schiera di intellettuali, non solo, messinesi. Attira l’attenzione dei frequentatori il fatto che la libreria rappresenti non solo una fucina di libri ma anche un luogo di incontro tra intellettuali, di scambio interculturale e di organizzazione di eventi. Una formula nuova che non impaluda la cultura ma la mette al passo con i tempi, ripristinando anche il simposio come momento conviviale e culturale: così nell’Accademia della Scocca, la buona tavola si mescola all’alta cultura. Sembra riproporsi un “postfuturismo” per l’attenzione a tutte le forme d’arte, compresa la fotografia. Salvatore Pugliatti, Giorgio La Pira, Vann’Antò, Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso, Giuseppe Miligi, Salvatore Calderone e numerosi altri sono sodali di Saitta e partecipano alle attività di quella fucina che diviene l’OSPE. Tra gli anni ’50 e gli ’80, Messina fu al centro di un importante movimento culturale, fu “porto” di cultura, luogo d’incontro di intellettuali di spicco, provenienti non solo da tutta l’Italia ma anche dall’estero. Il libro va interpretato non solo come memoria di un passato glorioso ma come esempio da offrire alle nuove generazioni che basta una scocca di uomini di cultura per restituire alla città, dignità e onore.
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