Laricifomes officinalis,

rara specie fungina tipica dei boschi alpini.

Articolo pubblicato su “Micoponte” n. 16 – 2024 pp. 15-21

Introduzione

Laricifomes officinalis è una delle numerose specie fungine, conosciuta fino dai tempi più remoti, cui vengono attribuite innumerevoli proprietà medicamentali. Dioscoride Pedanio, botanico e medico greco, vissuto nella Roma imperiale del I° secolo d.C., autore della prima relazione scritta sui benefici di tale specie, al tempo, ed ancora oggi, meglio conosciuta come Agarikon, era solito attribuirle numerose proprietà medicinali [Girometta, 2019; Girometta et al., 2021].

I polipori 

Si tratta di una denominazione informale riferita ad un raggruppamento di comodo estremamente eterogeneo e polifiletico, cioè le cui specie non discendono da un unico antenato comune solo a loro. Il gruppo ospita specie fungine caratterizzate da imenoforo a tubuli non asportabile dalla carne soprastante con la quale forma un insieme strettamente omogeneo. I pori, a seconda delle varie specie, possono essere di forma regolare, arrotondata o irregolare e più o meno allungata. In esso trovano posto tanto basidiomi privi di gambo (sessili) quanto muniti di gambo (stipitati) che, in tal caso, può essere posizionato centralmente o lateralmente [Boccardo et al., 2008; Miceli & Di Vincenzo, 2021].

Genere Laricifomes Kotl. & Pouzar

Česká Mykol. 11(3): 158 (1957)

Il genere, la cui specie tipo è Laricifomes officinalis (Vill.) Kotl. & Pouzar, venne descritto come nuovo in epoca relativamente recente al fine di ospitare quelle specie fungine a crescita lignicola, precedentemente inserite nel genere Fomitopsis P. Karst., caratterizzate da crescita esclusiva su specie arboree appartenenti al genere Larix. Sono basidiomi perenni (quando vegetano per molte stagioni, accrescendo la propria conformazione strutturale anno dopo anno), ungulati, pluristratificati che alternano i vari strati la cui superficie si presenta da biancastra a grigiastra, fino ad ocracea. Sono caratterizzati dall’imenoforo a tubuli con pori rotondi. Presentano un sistema ifale dimitico formato da ife generatrici con unioni a fibbia e ife scheletriche di colore giallastro. Spore cilindrico-ellissoidali, ialine, lisce, a parete sottile [Bernicchia & Gorjón, 2020].

Laricifomes officinalis (Vill.) Kotl. & Pouzar

Česká Mykol. 11(3): 158 (1957)

Basionimo: Boletus officinalis Vill., nom. sanct. Hist. pl. Dauphiné 3(2): 1041 (1789).

Autore sanzionante: E.M. Fries, Syst. mycol. 1: 365 (1821).

AccentazioneLaricifómes officinális

Nome corrente, secondo IF (2024)[1]Fomitopsis officinalis (Vill.) Bondartsev & Singer, Annls mycol. 39(1): 55 (1941).

EtimologiaLaricifomes, da Larix (larice) per la tipica crescita su colture arboree di larice, e da Fomes per la similarità morfologica con le specie fungine appartenenti a tale genere; officinalis, riferito all’uso che ne viene fatto in farmacologia [Acta Plantarum, 2024].

Posizione sistematica: divisione Basidiomycota R.T. Moore, classe Agaricomycetes Doweld, ordine Polyporales Gäum, famiglia Fomitopsidaceae Jülich, genere Laricifomes [IF., 2024; MB, 2024].

Principali sinonimi:

 Poliporus officinalis (Vill.) Fr. (1821)

≡ Piptoporus officinalis (Vill.) P. Karst. (1882)

≡ Cladomeris officinalis (Vill.) Quél. (1886)

≡ Leptoporus officinalis (Vill.) Quél. (1888)

≡ Ungulina officinalis (Vill.) Pat. (1900)

≡ Placodes officinalis (Vill.) Ricken (1918)

≡ Fomes officinalis (Vill.) Bres.(1931)

 Agaricum officinale (Vill.) Donk (1971)

Boletus laricis F. Rubel (1778)

≡ Agaricus laricis (F. Rubel) Lamarck (1783)

≡ Polyporus laricis (F. Rubel) Delle Chiaje (1824)

≡ Fomes laricis (F. Rubel) Murrill (1903)

Boletus purgans J.F. Gmel. 1436 (1792)

≡ Agaricus purgans (J.F. Gmel.) Paulet (1808)

Nome volgare: Fungo del Larice [Bonazzi, 2003; Gründemann et al., 2019]agarico bianco [Gründemann et al., 2019].

Descrizione macroscopica

Basidiocarpo di grandi dimensioni, spesso superiori ai 50 cm [Kałucka & Svetasheva, 2019] o anche 60 cm [Consiglio & Papetti, 2009], di consistenza legnosa, a crescita lignicola, perenne. Considerata la tipica forma di crescita perenne che consente ai singoli basidiocarpi di protrarre il proprio accrescimento per numerosi anni consecutivi, anche per oltre 50 anni [Waill et al., 2019], aggiungendo, anno dopo anno, nuovi strati di crescita a quelli già esistenti, può assumere, nel tempo, una conformazione strutturale sempre diversa: inizialmente rotondeggiante, poi ungulata, a forma di mensola, colonnare, cilindrica, a volte applanata, effuso-reflessa, resupinata, anche se molto raramente, o irregolare [Consiglio & Papetti, 2009; Waill et al., 2019; Bernicchia & Gorjón, 2020].

Superficie sterile concentricamente solcata, priva di zonature o leggermente zonata, gibbosa, ruvida, con fibrille che si sviluppano in senso radiale, ricoperta da un incrostamento sottile di consistenza gessosa e da piccole squame che si formano con lo screpolarsi della crosta; colore da biancastro a crema, fino a grigio con zone giallo-brunastre; margine ottuso, rotondeggiante, glabro, concolore [Bernicchia, 2005; Consiglio & Papetti, 2009; Bernicchia & Gorjón, 2020; Waill et al., 2020].

Superficie fertile bianco-crema negli esemplari immaturi, brunastra a maturazione, tendente al giallastro allo sfregamento, costituita da tubuli e pori, con tubuli indistintamente stratificati, di colore ocraceo con spessore di circa 5-10 mm per ogni strato; pori rotondo-angolosi di piccole dimensioni. Contesto soffice e bianco negli esemplari immaturi, duro in quelli maturi, molto fragile e gessoso, bianco con sfumature giallastre. Odore gradevole. Sapore molto amaro [Bernicchia, 2005; Consiglio & Papetti, 2009; Bernicchia & Gorjón, 2020].

Habitat e periodo di fruttificazione

Nel territorio italiano, L. officinalis è generalmente legato, anche se non in maniera esclusiva, a colture arboree di Larix decidua con le quali instaura un rapporto iniziale di parassitismo che continua, dopo la morte dell’albero ospite, in forma saprotrofica [Bernicchia & Gorjón, 2020]; per le fruttificazioni del Nord America e dell’Africa è segnalato su conifere in senso generale.  È una specie agente di carie bruna[2] la cui fruttificazione avviene durante l’arco dell’intero anno nei boschi montani fino a 2000 m s.l.m.

Distribuzione territoriale

Si tratta di una specie a larga distribuzione territoriale, tipica di boschi e foreste secolari che, a seconda del territorio di fruttificazione, si lega con diverse conifere appartenenti alla famiglia delle Pinaceae, risultando esclusivamente legata a Larix decidua per le fruttificazioni dell’area europea [Consiglio e Papetti, 2009; Girometta, 2019; Bernicchia & Gorjón, 2020; Girometta et al., 2021]. È considerata, a livello globale, specie rara anche se è solita crescere in numerose aree geografiche: Nord America (principalmente costa nord-occidentale del Pacifico); Asia (Siberia, Cina, Mongolia, Giappone, Corea, India); Africa (Marocco); Europa (soprattutto nelle aree montuose di Austria, Bielorussia, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Romania, Italia….) [Kałucka & Svetasheva, 2019]. Nell’area mediterranea è stata ritrovata solo in Spagna, Francia, Italia, Turchia e Marocco, in questi ultimi due paesi legata a Cedrus atlantica [Bernicchia & Gorjón, 2020]. In Spagna, in considerazione dei ritrovamenti sempre più rari, si ipotizza la sua probabile estinzione [Kałucka & Svetasheva, 2019]. Le fruttificazioni italiane risultano concentrate nell’arco alpino ove, in ogni caso, durante lo scorso secolo, è stata oggetto di raccolte indiscriminate conseguenziali alle sue ben note proprietà medicinali. Di conseguenza, le raccolte indiscriminate unite al degrado dell’ambiente di crescita hanno notevolmente ridotto la fruttificazione causandone quasi l’estinzione [Girometta, 2019; Girometta et al., 2021]. In Italia, L. officinalis, è specie protetta [Bernicchia & Gorjón, 2020] ma, come precisato da Girometta et al. (2021), solo all’interno delle riserve naturali dove la raccolta delle specie fungine è generalmente vietata. 

Commestibilità

Non commestibile, legnoso.

Caratteri differenziali

Nonostante presenti caratteri morfologici molto simili a quelli di altre specie fungine appartenenti al genere Fomes, risulta facilmente riconoscibile, ovviamente per quanti hanno una discreta conoscenza micologica, per le grandi dimensioni; per la superficie sterile concentricamente solcata, gibbosa, ruvida, con fibrille che si sviluppano in senso radiale; per la presenza, sempre sulla superficie sterile, di piccole squame che si formano con lo screpolarsi della crosta; per i numerosi strati di crescita sovrapposti; per la superficie fertile caratterizzata da tubuli irregolarmente stratificati con pori rotondi di piccole dimensioni; per l’habitat di crescita tipicamente costituito da specie arboree appartenenti al genere Larix. In particolare, si riconosce facilmente e senza alcun dubbio quando si presenta con conformazione strutturale colonnare. Ed ancora, oltre che per le caratteristiche morfologiche degli esemplari pienamente sviluppati, L. officinalis risulta facilmente riconoscibile per l’odore gradevole ed il sapore molto amaro anche nella fase primordiale [Bernicchia, 2005; Girometta, 2019].

Proprietà medicinali

L. officinalis viene da sempre conosciuto per le sue molteplici proprietà medicinali dovute al contenuto di agaricina. Già nel 1° secolo d. C. il greco Pedánios Dioskourídēs  (Pedanio Dioscuride – medico, farmacologo e botanico – Anazarbo, 40 circa – 90 circa) ne attesta l’uso per la cura della tubercolosi e di altre malattie infettive, raccomandandone la preparazione con l’utilizzo di acqua, vino e miele acido a seconda del tipo di malattia da trattare e dell’età del paziente [Gründemann et al., 2019] definendolo, nel suo trattato “De materia medica”, come “elisir ad lungam vitam”, ovvero “elisir di lunga vita” [Stamets, 2021]. Sulla scia degli antichi greci, durante il Rinascimento, è stato utilizzato per inibire la secrezione del sudore, per il trattamento della tubercolosi, negli stati febbrili, nei casi di nausea o di costipazione e, anche, come diuretico [Grienke et al., 2012; Gründemann et al., 2019]. Hieronymus Bock (botanico e medico tedesco, predicatore luterano, 1498 -1554), nel suo “Kreütter Bůch” ne consiglia l’uso per il trattamento della febbre da tifo, come rimedio per le malattie del fegato, dei polmoni e della milza [Gründemann et al., 2019] e, ancora, contro l’avvelenamento da funghi [Hoppe, 1969; Gründemann et al., 2019]. Nella medicina cinese tradizionale è stato sempre utilizzato nel trattamento della tosse, dell’asma, dei dolori addominali e dei tumori [Gründemann et al., 2019]. Per il suo sapore molto amaro è stato utilizzato nel trattamento della malaria, anche se, come oggi scientificamente provato, non contiene chinino [Bernicchia & Gorjón, 2020].

Oggi, grazie ai numerosi accertamenti cui è stato sottoposto, è scientificamente provato che L. officinalis contiene acido agaricinico e cumarine clorurate che sviluppano attività antibatterica, antivirale, anti infiammatoria e anti tumorale [Girometta et. al., 2021]. Di conseguenza, i derivati medicali del L. officinalis sono indicati per la difesa contro la tubercolosi, l’herpes simplex, il virus dell’influenza e altri patogeni come, ad esempio, Staphylococcus aureus e Orthopoxvirus [Waill et al., 2019; Girometta et. al., 2021]. In maniera particolare, come riporta Paul Stamets (2018), i maggiori effetti benefici per combattere il virus del vaiolo, dell’herpes e dell’influenza, si ottengono dai derivati dei filamenti miceliari di L. officinalis e non da quelli estratti dallo sporoforo stesso.

Ringraziamenti

Un grazie di cuore va rivolto agli amici Marco Cartabia e Lorenzo Fruscaldo per avere fornito, autorizzandone la pubblicazione, le foto in habitat di L. officinalis e a Marco Della Maggiora per avermi dato la possibilità di scrivere il presente contributo che, ancora una volta, unendosi ai miei precedenti altri, viene ospitato nelle pagine di MicoPonte.

Bibliografia citata

Bernicchia A., 2005: Fungi Europaei – Polyporaceae s. l.. Edizioni Candusso, Alassio (SV) – I.

Bernicchia A. & Sergio Pérez Gorjón, 2020: Polypores of the Mediterranean Region. Romar Edizioni, Segrate Milano – I.

Boccardo F., Traverso M., Vizzini A. & Zotti M., 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013) – I.

Bonazzi U., 2003: Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento – I.

Consiglio G. & Papetti C., 2009: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 3. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento – I.

Girometta C., 2019: Antimicrobial properties of Fomitopsis officinalis in the light of its bioactive metabolites: a review. Mycology, 10(1): 32-39.

https://doi.org/10.1080/21501203.2018.1536680

Girometta C., Rovelli L., Bracco F., Brescia F., Baiguera R.M., Chiatante G., Picco A.M. & Savino E., 2021: The Medicinal Wood-Decay Species Laricifomes officinalis in the Alpe Veglia-Alpe Devero Natural Park (Italian Alps): Spatial Analysis and Growrh Tests of Pure Cultures. Acta Mycologia 56: 1-16.

Goidànich G., 1975: Manuale di patologia vegetale. Vol. II. Edizioni Agricole, Bologna – I.

Grienke, U., Zoll, M., Peintner, U., Rollinger, J.M., 2014: European medicinal polypores – a modern view on traditional uses. J Ethnopharmacol 154, 564-583.

Hoppe, B., 1969. Das Kräuterbuch des Hieronymus Bock. Wissenschaftshistorische Untersuchung. Anton Hiersemann. Stuttgart.

Miceli A. & Di Vincenzo C., 2021: Inonotus rickii. Nuovo ritrovamento in Sicilia a Rometta Marea (ME). Micologia Toscana 3: 45-55.

Stamets P., 2018: Antiviral activity from medicinal mushrooms and their active constituents.  U.S. Patent Application No 15/918,082.

Stamets P., 2021: Funghi fantastici. PianoB Edizioni.Prato – I

Waill A.E., Ghoson M.D., Marwa O.E. & Paul W.T., 2019: Fomitopsis officinalis mushroom: ancient gold mine of functional components and biological activities for modern medicine. Egyptian Pharmaceutical Journal 18(4): 285-289.

SITOGRAFIA 

Acta Plantarum (ultima consultazione, giugno 2024): Etimologia dei nomi botanici e micologici e corretta accentazionehttps://www.actaplantarum.org/etimologia/etimologia.php

Gründemann C, Reinhardt G.K. & Lindequist U., 2019: European Medicinal Mushrooms: Do They Have Potential For Modern Medicine? https://doi.org/10.1016/j.phymed.2019.153131

IF (ultima consultazione, giugno 2024): Index fungorum database. www.indexfungorum.org

Kałucka I.L. & Svetasheva T., 2019: Fomitopsis officinalis. The IUCN Red List of Threatened Species. International Union for Conservation of Nature and Natural Resources

https://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2019-3.RLTS.T75104087A75104095.en

MB (ultima consultazione, giugno 2024), Mycobank database. Fungal databases, Nomenclature e Special Banks. www.mycobank.org


[1] Fomitopsis officinalis: denominazione ancora utilizzata dall’autorevole portale “Index Fungorum” che ne caratterizza l’errato posizionamento nel genere Fomitopsis ove, in passato, la specie era regolarmente inserita [IF, 2024]. I risultati delle indagini molecolari, infatti, ben supportano la separazione dal genere di origine e la rimodulazione nel genere Laricifomes [Bernicchia & Gorjón, 2020].

[2] La carie bruna, o carie cubica, si manifesta quando il fungo parassita che attacca la specie arborea utilizza, per il suo nutrimento, esclusivamente la cellulosa; questa, deteriorandosi, perde di consistenza assumendo un colore più scuro, tendente al bruno-brunastro, fino a fessurarsi, al contempo, in piccole zone a forma di parallelepipedo o di cubo derivandone, per tali motivi, la denominazione di carie bruna o carie cubica. Tra le specie fungine più comuni agenti di carie bruna ricordiamo: Laetiporus sulphureusPiptoporus betulinusPhaeolus schweinitziiFomitopsis pinicolaFomitopsis iberica…..[Goidànich G., 1975].