Giuseppe Rando: un timido estroverso … poco accademico!
Così ha definito se stesso l’illustre cattedratico italianista dell’Ateneo peloritano.
Solo le grandi anime sanno farsi … piccole piccole; solo i micragnosi magnificano se stessi oltre modo, ma soprattutto oltre merito!
Bisogna dire grazie alla ch. ma prof. ssa Paola Colace Radice per aver ella voluto e posto in essere questo “Meeting filologico-letterario con Giuseppe Rando” volto a tributare i meritati onori ad un uomo di spicco del mondo letterario che ha condotto la sua vita e la sua carriera all’insegna di quel “Lathe biosas” epicureo, che a quei livelli non è da tutti, in quel momento di svolta che l’esser giubilati imprime a marchio nella esistenza di ogni uomo. E certamente avranno avuto di che dolersi per non esserci stati i quadri di spicco dell’Ateneo sottratti alla presenza da inderogabili impedimenti.
Che lezione di umanità – ancora oggi – ha trasmesso il ch. mo prof. Giuseppe Rando durante il suo intervento conclusivo del ‘meeting’ – e mentre con gli altri applaudivo in ovazione l’uomo di cultura, il mio pensiero andava ad un altro nobile spirito di inusuale umanità e professionalità del mondo accademico: il mio indimenticato Maestro degli anni ‘sessanta’, il filosofo Carmelo Ottaviano – come lui, il prof. Rando ha fatto appello alla sua connaturata modestia volendo dimensionare la propria persona ad un livello di normalità di lavoratore, sia pure di forza lavoro cerebrale, che non ha ritenuto di aver fatto altro che il proprio dovere di ricercatore e formatore in linea con i suoi obblighi da contratto; ed invece tanto tantissimo egli ha dato, ben oltre gli obblighi da contratto alla cultura nazionale: uno per tutti quell’individuare in Alfieri la sua vocazione costituzionalista, dimostrandola e vedendosela sancita dai successivi studi in merito, per non tacere del merito che deve essergli ascritto di aver portato alla luce quell’Alvaro inedito reso noto a sua cura nel postumo ‘Gente che passa’; ma non devo essere io a stilare sinossi della dotta mattinata incentrata sulla produzione accademica del prof. Rando.
Nel corso della mattinata hanno intrattenuto gli Astanti sulle più belle pagine scaturite dalla ‘penna’ del Nostro la prof. ssa Patrizia Danzè (del liceo La Farina) con la sua brillante dissertazione quanto agli ‘Studi sulla letteratura siciliana e su Pascoli in Sicilia’; quindi le si è avvicendato Sergio Palumbo in merito a ‘Giuseppe Rando tra giornalismo e letteratura’, ed a seguire si è fatto apprezzare per la sua dotta disquisizione su Leopardi il prof. Giuseppe Ramires (del Liceo Ainis); al turno a parlare del prof. Carmelo Spalanca (dell’università di Palermo) l’uditorio è stato magistralmente coinvolto sul tema “Giuseppe Rando e Alfieri”
È quindi seguita una pausa di ristoro che ha dato la possibilità dello scambio degli apprezzamenti tra i convenuti che avevano riempito l’Aula Magna del palazzo centrale dell’Università.
Alla ripresa dei lavori la nostra solerte ADSeT, per volontà del suo presidente Angelo Miceli e del Direttivo, rappresentato dai soci Miceli, Mauceri, Ricevuto, Zafarana, Stazzone ha voluto omaggiare il prof. Rando con il crest del Sodalizio: doveroso omaggio nello spirito del nostro Statuto verso il ricercatore di primordine che ha dato lustro senza ostentazione a questa avara città.
Nella veste di presidente della mattinata culturale, in cui lo aveva chiamato la ‘patron’ della manifestazione, la prof. Colace, andava successivamente a concludere il ch. mo prof. Antonino Zumbo (dell’università Dante Alighieri di Reggio Calabria) con il suo magistrale intervento che rapiva l’attenzione dei presenti su ‘I saggi alvariani di Giuseppe Rando’; gli faceva dunque eco la stessa prof. ssa Colace Radici, che, a sua volta, esaltava meritatamente la figura cattedratica del Docente servendosi dei riferimenti altamente colti che le sono usuali.
Il provveditore emerito Gustavo Ricevuto era quindi invitato a dare la da lui richiesta testimonianza sul compagno di classe, di una classe di uomini tutti affermatisi in posizioni professionali di prestigio nelle più diversificate carriere, la sezione A; egli ha amabilmente richiamata la fedeltà al suo carattere dell’alunno Rando, oggi professore universitario, che si poneva già allora, come oggi si pone, come un uomo schivo, votato all’amore per lo studio, disponibile verso gli altri e mai invadente, e soprattutto quale vero ‘outsider’ pervenuto al successo professionale senza nessun padrino che lo sponsorizzasse ed esclusivamente per i suoi meriti di studioso e di ricercatore.
Claudio Sergio Stazzone