Da Zancle a Messene
Tucidide nella sua archaiologia siceliota narra le vicende relative all’atipica fondazione di Zancle.
Il sito, abitato sin dal XIII secolo dai Siculi, nella metà dell’VIII secolo a.C. fu occupato da ‘pirati’ calcidesi provenienti da Cuma d’Opicia che avrebbero dato vita ad un effimero stanziamento occupando la zona del porto. Sebbene non sia emersa ad oggi alcuna evidenza archeologica che possa testimoniare la presenza di lestai in quest’area, la notizia tucididea sembra trovare conferma nella tradizione e in quella cornice di contatti pre-coloniali in cui la base emporica di Zancle doveva risultare fondamentale per i contatti tra gli stanziamenti cumani in Occidente (Pithecusa e Cuma Opicia) e la madrepatria Cuma.
Qualche tempo dopo, l’insediamento fu ribadito e consolidato in forma di polis dal cumano Periere e dal calcidese Cratemene che nel 728 a.C. circa vi condussero coloni dando vita ad una apoikia mista.
Zancle però, contrariamente ad altri siti greci in Occidente, non conobbe una stabilità nella compagine etnica: la sua importante posizione strategica a controllo della via breve tra i due mari attirò ben presto l’interesse di potenti tiranni e gruppi etnici di diverse provenienze.
La polis infatti, dopo essere stata conquistata da Ippocrate, conobbe l’occupazione da parte di fuggiaschi sami che mutarono ancora una volta l’assetto della città destinata ancora ad ulteriori rivolgimenti. Alcuni anni dopo infatti Zancle, dietro sollecitazione di Anassila fortemente interessato ad unificare le due sponde dello Stretto, fu occupata da esuli messeni che ne mutarono addirittura il nome da Zancle, la cui origine era sicula, a Messene.