Autonomia differenziata: rilancio del regionalismo italiano o “secessione dei ricchi”?
Nel seminario si approfondirà il tema, oggi di grande attualità, dell’autonomia differenziata.
L’articolo 116, terzo comma, della Costituzione (revisionato nel 2001) prevede, com’è noto, che alle Regioni possano essere attribuite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, riguardanti alcune materie di potestà legislativa esclusiva dello Stato (l’“organizzazione della giustizia di pace”; le “norme generali sull’istruzione”; la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”) e tutte le materie di potestà legislativa concorrente di Stato e Regioni (tra cui le materie dell’“istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche …”, e della “tutela della salute”).
L’autonomia differenziata può realizzarsi attraverso un procedimento che contempla il raggiungimento di un’intesa tra lo Stato e la Regione interessata, sentiti gli enti locali, e l’approvazione, a maggioranza assoluta, di una legge attributiva delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. L’articolo 116 precisa, inoltre, che devono essere comunque rispettati i principi previsti dall’articolo 119 della Costituzione.
L’autonomia differenziata, dall’ingresso della sua previsione in Costituzione, nel 2001, non è mai stata attuata.
Da qualche anno, a partire soprattutto dai referendum consultivi che si sono svolti in Veneto e in Lombardia nel 2017, che hanno rilanciato politicamente tale istituto, è in corso un processo attuativo dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. L’entrata in vigore della recente “legge Calderoli” (n. 86 del 2024), che intende porre le condizioni per dare seguito alla previsione costituzionale dell’autonomia differenziata, rende concreta tale possibilità. Quest’ultima legge pone alcuni limiti al regionalismo differenziato, prevedendo, soprattutto, che esso possa trovare realizzazione, riguardo alle materie o ambiti di materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti equamente su tutto il territorio nazionale, solo subordinatamente alla determinazione dei relativi “livelli essenziali” (secondo quanto prevede l’articolo 117, comma 2, lettera m).
Il futuro di questa legge, tuttavia, è incerto perché sulla stessa pendono una richiesta di referendum abrogativo e alcuni ricorsi regionali alla Corte costituzionale.
L’opinione pubblica è divisa tra chi ritiene che l’autonomia differenziata possa offrire nuove risorse e potenzialità al regionalismo italiano, che da tempo vive una condizione di grave crisi, e chi invece teme che l’attuazione di tale istituto, in mancanza di adeguate garanzie, possa determinare quella che è stata definita efficacemente la “secessione dei ricchi”, finendo con l’accentuare il già consistente divario socioeconomico tra Nord e Sud. L’incremento delle funzioni di alcune Regioni, infatti, potrebbe determinare il conseguenziale aumento delle risorse necessarie per lo svolgimento delle funzioni medesime.
Alessandro Morelli è Professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nel Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università degli Studi di Messina, del quale, da quest’anno è anche Direttore.
Insegna Istituzioni di diritto pubblico in italiano e in inglese nel Corso di laurea triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali e Diritto e intelligenza artificiale nel Corso di laurea in Diritto delle nuove tecnologie. Ha insegnato, inoltre, Diritto costituzionale, Giustizia costituzionale e Diritto regionale nel Corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università Magna Græcia di Catanzaro.
Ha svolto numerose docenze e lezioni a master e a corsi di formazione.
È componente del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in “Scienze delle Pubbliche amministrazioni”, avente sede nel Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina e del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in “Transizione ecologica” dell’Università di Palermo.
I suoi primi studi hanno riguardato prevalentemente la giustizia costituzionale e il diritto processuale costituzionale.
Il prof. Morelli ha poi condotto ricerche su diversi altri ambiti del diritto costituzionale e del diritto pubblico e, in particolare, sulla tematica dei doveri inderogabili di solidarietà, sulla teoria e sulle dinamiche di funzionamento della rappresentanza politica, sul diritto regionale e delle autonomie territoriali.
Da segnalare che, dal 2019, è coautore, con i proff. Temistocle Martines, Antonio Ruggeri e Camela Salazar, del manuale “Lineamenti di diritto regionale”, edito dalla Giuffrè.
Nel medesimo ambito ha promosso diverse iniziative scientifiche come Direttore responsabile della Rivista di Classe A, dallo stesso fondata, “Diritti regionali. Rivista di diritto delle autonomie territoriali”.
Il prof. Morelli si è occupato, inoltre, di aspetti teorico-generali, approfondendo i profili epistemologici della scienza costituzionalistica e i rapporti tra costituzionalismo e populismo; ha trattato, in diversi contributi, i temi della forma di Stato democratica e delle forme di governo; degli istituti referendari e partecipativi; del principio personalista, del principio di laicità e dell’esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici; dei diritti costituzionali, e, in particolare, del diritto alla salute e del diritto all’istruzione. Si segnala, al riguardo, che è coautore, insieme ai proff. Luca Buscema, Rossana Caridà, Giusy De Luca, Roberto Di Maria e Valentina Pupo, del manuale “Lineamenti di legislazione scolastica per l’inclusione”, edito dalla Giappichelli.
Il prof. Morelli ha dedicato, infine, studi al linguaggio giuridico e, in particolare, all’uso del linguaggio metaforico nella giurisprudenza delle Corti supreme relativa alla tutela dei diritti in Internet (su tale tematica, un contributo, scritto dal prof. Morelli in collaborazione con il prof. Oreste Pollicino ha vinto il prestigioso premio americano Senior Scholar Prize 2021).
È, inoltre, componente della Direzione di diverse importanti riviste scientifiche di Classe A, tra le quali “Le Regioni”, edita da Il Mulino, e “Diritto costituzionale. Rivista quadrimestrale”, edita dalla FrancoAngeli.
È Direttore del Centro studi in Diritto parlamentare e delle Assemblee elettive dell’Università di Messina
È componente del Centro di ricerca sulle Cittadinanze dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria e del Centro di ricerca in “Transizione ecologica, sostenibilità e sfide globali” dell’Università degli Studi di Teramo.
È Direttore, dal 2021, della Messina University Press, Casa editrice dell’Ateneo messinese.
Ha partecipato a numerosi convegni e seminari scientifici nazionali e internazionali.
È componente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e dell’Associazione “Gruppo di Pisa”, del cui Direttivo è stato componente dal 2016 al 2019.
È autore di numerosi volumi scientifici di diritto costituzionale e pubblico, nonché di articoli in riviste scientifiche, contributi in volumi collettanei, voci di enciclopedie e di dizionari giuridici.
È molto attivo anche nell’elaborazione di testi destinati alla didattica: oltre ai già richiamati manuali di diritto regionale e di legislazione scolastica per l’inclusione, si segnala che è altresì coautore, insieme ai proff. Stefania Baroncelli, Giovanni Moschella, Marco Tiberii, Patrizia Vipiana e Piera Vipiana, del manuale “Lineamenti di diritto pubblico”, edito nel 2021 dalla Giappichelli.
Ha svolto, infine, alcuni importanti incarichi istituzionali: nel 2021-2022, è stato componente della Commissione nominata dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, con compiti di studio, supporto e consulenza in materia di “enti di area vasta, comuni e associazionismo comunale”; nel 2023-2024, è stato componente della Commissione con compiti di studio e analisi dei temi legati all’organizzazione e al funzionamento della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, della Conferenza Stato, città e autonomie locali e della Conferenza unificata, di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nonché della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, di cui al capo V del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, nominata dal Ministro per gli Affari regionali e le autonomie.