Colus hirudinosus Cavalier & Séchier
Articolo pubblicato su “Micologia & Ambiente”, 3: 12-19
Introduzione
Strana e curiosa specie fungina, piuttosto rara, a tipica crescita autunnale in terreni sabbiosi o concimati, in passato inserita, per la caratteristica conformazione morfologico-strutturale, nel gruppo informale dei Gasteromiceti.(1)
Colus hirudinosus viene caratterizzato, come tutte le specie fungine appartenenti alla famiglia delle Phallaceae Corda o a quella delle Clathraceae Chevall., dalla particolarità del ciclo di sviluppo e dalla conformazione morfologico strutturale. Si presenta, nella fase embrionale della propria formazione, semipogeo e conformato ad ovolo con caratteristici cordoni miceliari (rizomorfe) alla base; viene protetto da una membrana esterna chiamata peridio formata da un doppio strato: uno esterno (esoperidio) sottile e di consistenza membranosa, l’altro interno (endoperidio) spesso e gelatinoso. Durante la fase di maturazione, al suo interno si sviluppa il ricettacolo (parte interna del fungo che costituisce la sua struttura portante) a forma ellissoidale, molto fragile e di colore rossastro, insieme alla gleba (parte fertile del fungo che contiene le spore) di colore verde con aspetto mucillaginoso e di odore puzzolente. Con l’accrescimento dello sporoforo, sia in altezza che in larghezza, il peridio si lacera depositando, alla base, un lembo residuale sotto forma di volva e lasciando fuoriuscire, al contempo, il ricettacolo e la gleba trattenuta tra le maglie della parte superiore del ricettacolo stesso; questo diventa, per il caratteristico e nauseabondo odore che emana, una forte attrazione per mosche ed insetti che si cibano delle sostanze zuccherine contenute nella gleba e agiscono così da veicolo di diffusione delle spore che vengono depositate sul territorio anche a notevole distanza. Difatti, le spore ingerite non vengono digerite e possono quindi essere depositate, con la defecazione, in altri luoghi favorendo la crescita di nuovi sporofori [Miceli, 2020].
Per approfondire l’argomento si rimanda a Sarasini (2005).
Genere Colus Cavalier & Séchier
Annls Sci. Nat., Bot., sér. 2 3: 253 (1835)
Nel genere, la cui specie tipo è Colus hirudinosus Cavalier & Séchier, sono inseriti, alla data attuale, dopo il riposizionamento di alcune specie in generi diversi, come, ad esempio, Pseudocolus Lloyd e Lysurus Fr., nom. sanct., solo le seguenti sette specie: C. giganteus Dörfelt & Bumžaa; C. hirudinosusCavalier & Séchier; C. muelleri E. Fisch.; C. pusillus (Berk.) Reichert; C. stahelii (E. Fisch.) Reichert; C. subpusillus Dring; C. treubii (C. Bernard) Reichert [Akata & Gürkanli, 2018; IF, 2024; MB, 2024].
Le specie appartenenti al genere sono caratterizzate dalla conformazione strutturale ellissoidale, tipicamente a forma di uovo; con ricettacolo ramificato e arcuato, da ovoidale a piriforme, formato da alcuni bracci colonnari con andamento più o meno parallelo, fusi alla base ove formano un corto pseudogambo rudimentale e saldamente uniti tra di loro nella parte superiore in modo da formare una porzione di gabbia con maglie a rete. Tra gli altri elementi caratterizzanti il genere si evidenzia, ancora, la presenza, nella parte superiore del ricettacolo, della gleba di consistenza mucillaginosa, di colore bruno-grigiastro, di odore cadaverico e, nella parte inferiore, di una volva di colore bianco-grigiastro [Sarasini, 2005; Akata & Gürkanli, 2018].
Habitat: nei luoghi caldi ed assolati, nei boschetti o nelle dune litorali o nei parchi cittadini. In autunno.
Etimologia: dal latino colus = rocca, conocchia (strumento impiegato nelle operazioni di filatura in associazione con il fuso) con riferimento alla forma a fuso dei bracci del ricettacolo [Vidal, 1990; Sarasini, 2005; Acta Plantarum, 2024; A.M.I.N.T., 2024].
Colus hirudinosus Cavalier & Séchier
Annls Sci. Nat., Bot., sér. 2 3: 253 (1835)
Basionimo: Colus hirudinosus Cavalier & Séchier (1835)
Accentazione: Cólus hirudinósus
Etimologia: hirudinosus: dal latino hirúdo = sanguisuga con riferimento al colore rosa-rossastro [Vidal, 1990; Sarasini, 2005; Buda, 2017; Acta Plantarum, 2024].
Posizione sistematica: classe Agaricomycetes Doweld, ordine Phallales E. Fisch., famiglia PhallaceaeCorda, genere Colus Cavalier & Séchier [IF, 2024; MB, 2024].
Sinonimi principali
≡ Clathrus hirudinosus Tul. in Durieu, Expl. Sci. Alg., Fl. Algér. 1(livr. 12): 435 (1849)
Nome volgare: puzzola [Buda, 2017]
Nome dialettale: funciu cularinu, in uso, in Sicilia, nel territorio di Siracusa [Buda, 2017].
Descrizione originale [Cavalier & Sechier, 1835: 253-254]
“Colus hirudinosus: oblongus; ramis plurimus (4-8) extùs vix canaliculatis, annulariis hirudiformibsque rugis intùs notates; ramis duobus sæoppositis, apice plerumquè bifurcates; massà sporulifera fusco-olivaceà. Albidus infrà, apice rubro-aurantius, subinodorus, fragilis, celluloso-carnosus, vix coriceus; volva albida.
Circà Telonem, in editioribus incultis muscis lichenibusque maximè dotatis haud frequens. Novembri, copiosus post imbres”.
Descrizione macroscopica
Basidioma di piccole dimensioni, a crescita diversificata che, a seconda dei vari stadi, si presenta inizialmente ovoidale o ellissoidale, di consistenza molliccia e dal peso specifico elevato; a maturazione, aperto con ricettacolo allungato verticalmente, fino a 2,5-5 cm di altezza, che evidenzia due zone a forma diversificata: colonnare nella parte inferiore, ramificata-reticolata nella parte superiore ove assume la conformazione di una calotta sferica con maglie a gabbia.
É opportuno, per una maggiore chiarezza descrittiva, prendere in esame le principali fasi di maturazione:
- Primo Stadio (basidioma ancora chiuso – ovolo)
Inizialmente a forma ovoidale o ellissoidale, di piccole dimensioni, 1,5-2 cm di altezza, completamente avvolto da una membrana esterna detta peridio, formata da due strati funzionali: quello esterno, chiamato esoperidio, si presenta sottile e di consistenza membranacea, di colore bianco-biancastro, tendente, a maturità, a striarsi di giallo; è caratterizzato, nella parte basale, dalla presenza di rizomorfe di colore bianco che si connettono ad altre rizomorfe presenti nel substrato; quello interno, chiamato endoperidio è di consistenza gelatinosa e molto spesso, di colore bianco-rosato, è attraversato da pareti bianche radiali che formeranno, a maturità, i bracci colonnari e il reticolo apicale del ricettacolo. Alla sezione evidenzia, oltre al peridio, una zona centrale di aspetto mucillaginoso e di colore verde pallido (gleba), circondata da una zona irregolare, porosa, di colore rossastro (ricettacolo).
- Secondo stadio (basidioma maturo – aperto)
Man mano che lo sporoforo giunge a maturazione, con il processo di formazione, il ricettacolo in fase di crescita causa, con la sua spinta in altezza, la lacerazione della zona apicale del peridio (deiscenza (2)), consentendo, quindi, la fuoriuscita dello stesso ricettacolo che assume una forma fusoide-ellissoidale caratterizzata dalla presenza, nella zona sommitale, della gleba. Al contempo, i residui del peridio formano, nella zona basale dello sporoforo, una pseudovolva. Ad accrescimento completo lo sporoforo, sempre di piccole dimensioni: 2,5-5 cm di altezza, evidenzia i seguenti elementi strutturali:
Ricettacolo costituito da 4-8 bracci che si dipartono dalla parte interna del peridio (endoperidio) che ne costituisce, quindi, la base di appoggio ove i bracci risultano uniti come a formare un corto pseudogambo che rimane avvolto nella pseudovolva formata dai residui del peridio. I bracci assumono, nella parte inferiore, la conformazione di colonne, libere tra di loro, ad andamento quasi parallelo, saldamente unite nella parte sommitale in maniera ramificata e interconnessa formando una calotta sferica reticolata. Nell’insieme il ricettacolo presenta una consistenza fragile e porosa con i singoli bracci con aspetto rugoso-cotonoso, di colore rosso più o meno intenso verso la zona apicale, sempre più chiaro, su toni rosati, verso la base ove sbiadisce fino a divenire biancastro.
Il numero dei bracci che costituiscono il ricettacolo, come la nostra ricerca bibliografica ha evidenziato, viene indicato, dai vari autori, in maniera diversa: 4-8 secondo Cavalier & Séchier (1835); 8 secondo Migliozzi & Coccia (1988); 6-7 secondo Vidal (1990); 5-7 secondo Sarasini (2005); 4-6 secondo Buda (2017); 6-7 secondo Akata & Gürkanli (2018).
Gleba mucillaginosa e di colore verdastro, verde scuro, fino a quasi nero a maturità. È posizionata nella parte sommitale del ricettacolo, occupando solo le pareti interne della zona reticolata e custodisce, al proprio interno, la massa sporale. Odore cadaverico, fecale.
Descrizione microscopica
Spore subcilindrico-ellissoidali, lisce (3,7) 4-5 (5,5) × (1,5) 1,8-2,1 (2,5) µm.
Habitat
Specie tipica dei luoghi soleggiati e caldi, nelle pinete, nei boschetti retrodunali, in parchi e giardini delle aree urbane.
Deiscenza (2)
Come già precisato, questa avviene in conseguenza della spinta del ricettacolo che, in fase di accrescimento, causa la lacerazione del peridio nella sua zona apicale con conseguente deposito di frammenti residuali dello stesso sotto forma di pseudovolva alla base dello sporoforo. Allo stesso tempo viene causata la fuoriuscita del ricettacolo e della gleba che rimane ingabbiata tra i bracci a conformazione reticolare che caratterizzano della parte superiore dello stesso ricettacolo.
Dispersione delle spore
Analogamente a quanto avviene per altre specie fungine appartenenti alla famiglia delle Phallaceae, la dispersione delle spore avviene soprattutto ad opera di insetti e mosche che cibandosi della gleba mucillaginosa contribuiscono, successivamente, trasportando i residui della gleba rimasti appiccicati sul corpo e sulle zampe e, ancora, con la defecazione, a disperdere le spore nell’ambiente [Sarasini, 2005; Miceli, 2020: Saitta, 2024].
Commestibilità
Specie non commestibile. Di nessun valore gastronomico e poco invitante specialmente per l’accentuato odore fecale.
Caratteri differenziali
Facilmente riconoscibile e diversificabile dalle specie simili, ovviamente solo per quanti possiedono specifiche conoscenze micologiche, per la conformazione del ricettacolo i cui bracci sono liberi alla base e raccordati, come a formare delle celle, nella parte superiore; per la posizione della gleba che risulta confinata nella zona superiore del ricettacolo e racchiusa tra le maglie della struttura reticolata.
Specie simili
- Clathrus ruber P. Micheli ex Pers., nom. sanct.
Syn. meth. fung. (Göttingen) 2: [241] (1801)
Stante alla conformazione morfologico-strutturale, sia allo stadio di ovolo, sia a completa maturazione, è la specie che presenta maggiori similarità e, quindi, facilmente confondibile. Differisce per la conformazione del ricettacolo formato da una struttura a forma di gabbia con maglie poligonali, priva di bracci colonnari; per la disposizione della gleba che occupa totalmente la parte interna del ricettacolo; per la mancanza di pseudogambo; per le dimensioni maggiori.
Ritrovamento
15 Dicembre 2023, un solo esemplare nel territorio comunale di Furnari (ME), nel boschetto retrodunale di Portorosa, su terreno sabbioso con colture arboree appartenenti ai generi Heucalyptus,Pinus, Acacia. Basidioma maturo, dimensioni 3,8 × 2 cm. Ritrovamento e determinazione effettuati dal micologo Filippo Gabriele La Rosa (Barcellona Pozzo di Gotto – ME).
Ringraziamenti
Si desidera ringraziare, in maniera particolare, il micologo Filippo Gabriele La Rosa (Barcellona Pozzo di Gotto – ME), caro ed affettuoso amico, per la segnalazione del ritrovamento; per lo studio dei caratteri microscopici; per la concessione delle foto; per l’input fornito alla stesura del presente contributo.
Un ulteriore grazie va rivolto all’amico Andrea Cristiano, Vice Presidente del Gruppo Micologico Cecinese di Cecina (LI), per la realizzazione dell’interessante e bene articolata tavola micologica utilizzata a corredo del presente contributo che ha, senza ombra di dubbio, contribuito a rendere più semplice, ai neofiti della micologia, l’interpretazione del testo.
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- Gasteromiceti: denominazione generica utilizzata in passato per indicare quelle specie fungine in cui l’imenoforo è racchiuso all’interno dello sporoforo, delimitato dal peridio, fino a completa maturazione delle spore.
- Deiscenza: termine utilizzato in botanica per indicare il sistema con cui apparati vegetali chiusi si aprono per lasciare uscire il loro contenuto. Nello specifico, in micologia, fa riferimento al sistema di apertura dei funghi Gasteromiceti che consente loro, giunti a maturità, di disperdere le spore nell’ambiente circostante [Sarasini, 2005; Mazza, 2012; Miceli, 2020].
Bibliografia
Akata T. & Gürkanli C.T., 2018: A New Genus Record For Turkish Clathroid Fungi. MANTAR DERGİSİ/The Journal of Fungus, 9(1): 36-38
Buda A., 2017: I Funghi degli Iblei. Vol. 2. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa. IT
Cavalier & Séchier, 1835: Colus hirudinosus. Annales des Sciences Naturelles, Serie 2 (3): 253. Crochard, Libraire-Éditeus. Paris. Fr.
Mazza Riccardo, 2012: Dizionario illustrato dei funghi – Mykonolexikon 2. Romar Srl, Segrate, (MI). IT
Miceli A., 2020: Clathrus ruber P. Micheli : Pers 1801. Passione Funghi & Tartufi. 100: 26-33
Migliozzi V. & Coccia M., 1988: Colus hirudinosus Cavalier & Séchier. AMB, XXXI, (1-2):64-71
Sarasini M., 2005: Gasteromiceti epigei. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. IT
Vidal J.M., 1990: Colus hirudinosus Cavalier & Séchier. Lamina, n. 407. Societat Catalana de Micologia, Barcellona. ES
Sitografia
Acta Plantarum, 2024: Etimologia dei nomi botanici e micologici e corretta accentazione. (ultima
consultazione marzo 2024).www.actaplantarum.org/etimologia/etimologia.php
A.M.I.N.T. (Associazione Micologica Idnologica Naturalistica Telematica), 2024 (ultima consultazione marzo 2024).https://enciclopedia.funghiitaliani.it/termine.php?show=3178
IF, 2024: Index Fungorum database. www.indexfungorum.org (ultima consultazione marzo 2024)
MB, 2024: Mycobank database. Fungal databases, Nomenclature e Special Banks. www.mycobank.org (ultima consultazione dicembre 2023)
Saitta S., 2024: Colus hirudinosus Cav. & Séch (ultima consultazione, marzo 2024).
https://www.salvatoresaitta.it/pages/fungi/colus_hirudinosus.htm