Beppe Severgnini
Tracce di marcata intelligenza
Nato il 26 dicembre 1956 a Crema (Cremona) è sposato con Ortensia Marazzi e insieme hanno un figlio: Antonio (1992). Beppe o meglio Giuseppe appartiene alla buona borghesia lombarda, condizione che gli offre l’opportunità di poter viaggiare e di ampliare il proprio campo di coscienza sin da piccolo. Questo privilegio si innesta su una bravura innata nel trasformare i suoni e i pensieri in tracce grafiche e parole scritte che egli sa fare con rara e sottile maestria. Chi lo ha conosciuto a quei tempi lo descrive come un giovanotto benpensante-bennato-beneducato, con le movenze da timido con le ragazze, ma al tempo stesso anche un tipo sveglio e rassicurante. Negli anni Severgnini non è cambiato.
L’umorismo acuto e irresistibile, l’arguzia delle osservazioni, il coraggio di non prendersi troppo sul serio in un Paese dove abbonda spesso l’ipocrisia, sono fra i suoi pregi maggiori che lo consacrano uno dei giornalisti più amati e stimati d’Italia. Un riconoscimento che si è conquistato sul campo, non solo per la capacità di trattare i temi più disparati, ma anche per la rara imparzialità di cui si è dimostrato capace. In un’intervista egli afferma: “Io sono di Crema, sono un lombardo, sono un italiano, sono un europeo appassionato, che ha studiato anche in Europa e quando giro il mondo penso di essere un essere umano. Credo che tutti questi cerchi concentrici formino l’identità di una persona”. Prolifico scrittore, è anche autore di numerosi best-seller. Fra i suoi titoli, ormai celeberrimi: “Inglesi”, “L’inglese” “Lezioni Semiserie”, “Italiani con valigia”, “Un italiano in America”, “Italiani si diventa”, “Manuale dell’imperfetto viaggiatore” e “Manuale dell’uomo domestico”. Non si possono dimenticare anche i fantastici libri dedicati al tormentone Inter (“Interismi. Il piacere di essere neroazzurri” e “Altri interismi”), fra i pochi libri capaci di trattare con leggerezza e acuta ironia un tema infocato come quello del calcio. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo “Imperfetto manuale di lingue” (2010), “Eurointerismi. La gioia di essere neroazzurri” (2010), “La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri” (2010), “La vita è un viaggio” (2014) “ Signori, si cambia: In viaggio sui treni della vita”(2016),
La Grafia
Una scrittura piccola dove l’aria circola liberamente, che saltella e ascende il rigo di base con un ritmo agevole e proteso verso il margine destro. Anche a un occhio non esperto comunica vivacità e armonia a dispetto della disuguaglianza delle forme. Colpisce la modalità con cui è vergata la firma: disomogenea, più grande, oscura, con il cognome(?) ridotto ad uno scarabocchio (fig. 1) o a un’iniziale (fig. 2). E’ interessante constatare come, ancora una volta, coincidano i segni grafici con il carattere di un soggetto scrivente, avvalorando nuovamente la “potenza “ dello strumento grafologico nell’approfondimento della conoscenza dell’individuo. La scrittura di Severgnini appartiene a un uomo dotato di: spiccata intelligenza, capacità analitica e critica. Un individuo che possiede concentrazione, spirito di osservazione, prudenza e modestia (piccola, ben spaziata tra righe e parole). Gli appartengono chiarezza di spirito, obiettività equilibrio, ampiezza di vedute e creatività intellettuale (ariosa e armonica).
Una personalità che sa adattarsi facilmente, senza urti (agevole), con vivacità, curiosità e prontezza di spirito (ovali aperti in alto), supportata da un grado elevato di intuizione e di immaginazione (saltellante e bucata). Estremamente rapido nelle reazioni, a volte nervoso, Beppe sa andare diritto allo scopo, senza inutili complicazioni (disuguale, essenziale, ricombinata, centrifuga). L’elemento apparentemente discordante risulta essere la Firma che, come abbiamo detto, è disomogenea e oscura, con il cognome praticamente assente. In grafologia questa modalità esprime un pizzico di narcisismo (grande) ma ribadisce anche la presenza di una sentita creatività.
Rivela inoltre la volontà di proteggere e di scindere la propria vita privata da quella pubblica (oscura) e il desiderio di sottolineare di non “dovere” nulla alla propria discendenza (cognome), di essere orgoglioso di aver costruito la propria vita da sé e forse di non amare particolarmente la propria discendenza.