Rhodotus palmatus  (Bull.: Fr.) Maire 1926

Un piccolo macromicete dall’aspetto accattivante, pittoresco ed inconfondibile, dai colori rosa-albicocca intensi, ritenuto, considerate le pochissime segnalazioni del suo ritrovamento, alquanto raro e addirittura, in alcune nazioni europee, in fase di estinzione tanto da essere inserito nella Red List delle specie a rischio. La sua presenza e distribuzione nel territorio è strettamente legata al substrato di crescita: l’olmo.

Rhodotus palmatus, ha recentemente attirato la nostra “curiosità micologica” per il gradito invio, sui social network, di una foto che ne evidenzia la particolarità della forma e la bellezza dei colori che, nell’insieme, lo rendono facilmente riconoscibile. E’ solito crescere, quale saprofita, sui tronchi morti di olmo, coltura arborea con la quale sembra avere un rapporto privilegiato ed esclusivo. La sua presenza e distribuzione nel territorio è, infatti, strettamente legata al substrato di crescita: l’olmo che, in Italia, come nel resto dell’Europa, già dai primi decenni del secolo scorso, è stato decimato a causa della “grafiosi dell’olmo(1) causata da un ascomicete (Ophiostoma ulmi (Buisman) Nannf 1934), [Padovan F. 2000], con conseguente ripercussione sulla crescita e sulla salvaguardia del protagonista della nostra “Riflessione Micologica”.

Rhodotus palmatus

Fu descritto per la prima volta nel 1785 da Jean Baptiste Bulliard (medico e botanico francese – Aubepierre-sur-Aube, 24 novembre 1752 – Parigi, 26 settembre 1793) con la denominazione di Agaricus palmatus. Per la particolarità ed unicità delle sue caratteristiche macro e microscopiche non ha trovato, inizialmente, una posizione sistematica adeguata, posizionandosi, secondo i vari autori, in generi e famiglie sempre diverse, fino a giungere, dopo attenta analisi molecolare, nella famiglia Physalacriaceae dove trovano posto altri generi come, ad esempio, Armillaria, Flammulina, Oudemansiella ecc.

Genere Rhodotus Maire 1926

Vi appartengono funghi con portamento tricolomatoide (similare al portamento dei funghi appartenenti al genere Tricholoma), a nutrizione saprofitica, caratterizzati da spore in massa colore rosa [Boccardo F. e altri, 2008]. Ospita solo due specie: R. palmatus e R. asperior Li Ping Tang, Zhu Liang Yang & Bau Tolgor 2013, tipica, quest’ultima, del continente asiatico.

Rhodotus palmatus (Bull.: Fr.) Maire

Bull. trimest. Soc. mycol. Fr. 40 (4): 308 (1926)

Basionimo: Agaricus palmatus Bull. 1785

Posizione sistematica: classe Agaricomycetes, ordine Agaricales, famiglia Physalacriaceae, genere Rhodotus

Etimologia: Rhodutus dal greco rodon = rosa con riferimento al colore del fungo e delle spore; palmatus, dal latino palmato con riferimento all’aspetto disteso del cappello degli esemplari adulti.

Principali sinonimi: Crepitodus palmatus (Bull.) Gillet 1876; Pleurotus palmatus (Bull.) Quél. 1883; Gyrophila palmata (Bull.) Quél. 1896.

Descrizione macroscopica

Cappello di piccole dimensioni, 2-8 cm, inizialmente convesso, tende ad appianarsi verso la maturazione; margine con andamento a volte irregolarmente lobato (quando si presenta più o meno ondulato); superficie ricoperta, specialmente negli esemplari giovani, da una pellicola separabile gelatinosa che assume l’aspetto di un reticolo irregolarmente alveolato tendente a sparire verso la maturazione. Ha un meraviglioso colore rosa-aranciato, albicocca.

Imenoforo costituito da lamelle spesse, non molto fitte, intervallate da lamellule (struttura lamellare di dimensioni minore rispetto alla lamelle che si interrompe prima di giungere al gambo) e fortemente intervenate (quando sono unite tra di loro trasversalmente) arrotondate all’inserzione con il gambo dove, spesso, formano uno pseudocollare; inizialmente di colore bianco, successivamente, verso la maturazione, di un meraviglioso rosa-salmone concolore al cappello. Sporata in massa rosa-salmone che ne identifica l’appartenenza al gruppo dei funghi rodosporei.

Gambo in posizione decentrata, laterale e spesso eccentrico, cilindrico, spesso ricurvo, concolore alle lamelle ed al cappello, ricoperto, quasi interamente, da una pruina biancastra e, a volte, ornato da numerose guttule (goccioline acquose) di colore giallo-arancione, ambrato.

Carne compatta, gommosa e gelatinosa, bianco-rosato, odore fruttato, sapore amarognolo.

Habitat: dall’inizio dell’autunno fino ad inverno inoltrato, specialmente dopo le gelate. Saprofita, in gruppi di più esemplari, spesso cespitoso, raramente singolo, su legno degradato di latifoglie (olmo). Raro.

Commestibilità: NON commestibile.

Specie simili

per le particolari caratteristiche morfo cromatiche non ha similarità con nessuna altra specie conosciuta.

Ritrovamenti

Ritrovamenti a noi segnalati fanno riferimento alla stagione autunno-inverno degli anni 2011-2012-2013, tutti ad opera di Lorenzo Fruscalzo (Gruppo Micologico Maniago – PN), in bosco misto di latifoglie (Olmo, Castagno, Quercia…), formato da esemplari arborei in età matura, nel Comune di Castelnovo del Friuli (PN) a circa 300 metri s.l.m., su tronco abbattuto di olmo in fase di degradazione, in coabitazione con Auricularia mesenterica e Crepitodus applanatus. Gli sporofori sono stati ritrovati, puntualmente sullo stesso ospite, in gruppi di 2-3 o più esemplari.

Ringraziamenti

Un caldo ed affettuoso grazie va rivolto all’amico Lorenzo Fruscalzo sia per la concessione e l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto, sia, e soprattutto, per avere acceso, con la condivisione sui social network dell’immagine di R. palmatus, la nostra “curiosità micologica” che, ancora una volta, ci ha portato ad approfondire l’argomento ed alla stesura di questa nuova “Riflessione” sul tema.

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  1. Grafiosi dell’Olmo, comunemente conosciuta come moria dell’olmo o mal secco dell’olmo [Goidànich G. 1975], è una patologia arborea tipica del genere Ulmus (Olmo), originaria dell’Asia, provocata da un fungo appartenente alla classe Ascomycetes: Ophiostoma ulmi (Buisman) Nannf. 1934, specie tipicamente asiatica, importata in Europa nei primi decenni del secolo scorso. Il meccanismo di azione provoca l’occlusione dei fasci vascolari dell’albero impedendo il regolare scorrimento della linfa e delle sostanze nutritive con conseguente ingiallimento delle foglie e successiva morte di parte dei rami, branche o dell’intera pianta. La diffusione della malattia avviene, principalmente, per opera di un coleottero appartenente al genere Scolytus che vive in gallerie dallo stesso scavate nel legno dell’albero appena sotto la corteccia, fungendo, dopo essere venuto a contatto con il fungo, da veicolo di diffusione delle spore con le quali si imbratta le zampe e le trasporta, successivamente, su altre piante. Ulteriore forma di diffusione della malattia è dovuta anche al contatto tra le radici di alberi contigui (anastomosi radicale) [Sidoti S.]. Una variante più aggressiva del fungo, Ophiostoma novo-ulmi Brasier 1991, si diffuse verso la fine degli anni ’60 causando, in Italia ed in altre nazioni europee, la scomparsa di gran parte del patrimonio boschivo del genere Ulmus. La patologia provoca danni molto gravi alle varie specie di Olmo ed in particolare all’Ulmus campestris, specie di olmo notevolmente diffusa in Italia all’epoca della comparsa del parassita [Goidànich G. 1975].

Foto:

Lorenzo Fruscalzo

Disegni:

Jean Baptiste Bulliard da Herbier de la France

Bibliografia essenziale:

  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca – 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
  • Bulliard Jean Baptiste – 1785: Herbier de la France. Library of New York Botanical Garden
  • Cetto Bruno – 1987: Funghi dal vero, Vol. 5. Saturnia, Trento
  • Goidànich Gabriele – 1975: Manuale di patologia vegetale. Vol. II. Edizioni Agricole, Bologna
  • Mittempergher L. – 1981: Dutch elm disease in Italy: status of the disease and aggressiveness of the isolates of Ceratocystis ulmi. Rivista di Patologia Vegetale Vol. 17 n. 3-4: 115-125, Milano
  • Padovan Fabio – 2000: Rhodotus palmatus. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola – Trento, Anno XLIII n. 1: 2, Trento
  • Phillips Roger – 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Sidoti Agatino: La moria dell’olmo. Estratto da www.etnalcantara.it
  • Zuntini William, 2014: Strani funghi: Rhodotus palmatus.  Occhio al fungo – Bollettino del Gruppo Micologico Avis – Bologna, n. 104: 2-3, Bologna

Riferimenti siti web: