Amanita ponderosa – studio morfologico e filogenetico
Studio morfologico e filogenetico di una raccolta dalla Sicilia di Amanita ponderosa e considerazioni sullo stato delle conoscenze della serie Amidella a livello globale
di Angelo Miceli, Carmelo di Vincenzo, Marco Della Maggiora
L’articolo completo, in forma originale, è stato pubblicato su “Micologia Toscana” Bollettino dell’Associazione Gruppi Micologici Toscani (AGMT), Anno 2022, n.43: 9-33
Riassunto
Gli autori presentano i risultati dello studio approfondito di una raccolta di Amanita ponderosaeffettuata nel territorio dei Monti Nebrodi, nel Comune di Ficarra (Messina, Sicilia), confermando la presenza di tale specie sul territorio italiano anche su base filogenetica. Lo studio, oltre che morfologico, propone anche un confronto della sequenza ITS ricavata dalla raccolta con quelle delle specie attribuite alla serie Amidella al momento disponibili. Contestualmente, vengono riportate alcune considerazioni sulla serie Amidella a livello globale, discutendone lo stato attuale delle conoscenze.
Introduzione
È un dato di fatto, ormai confermato dai numerosi e puntuali ritrovamenti annuali, che A. ponderosa, specie tipica, ma alquanto rara, della penisola iberica, in particolare
delle regioni centrali della Spagna e del sud del Portogallo, fruttifica anche sul territorio italiano. Fatta eccezione per sporadiche segnalazioni di crescita in Sardegna [Curreli, 1994; Contu, 2000; Galli, 2007], peraltro senza eccessivi approfondimenti, la zona dove è possibile raccoglierla con buona certezza è localizzata sui monti Nebrodi, nel Comune di Ficarra (ME) dove, annualmente, tra la stagione invernale e l’inizio della primavera, fruttifica in abbondanza, richiamando numerosi cercatori locali per le sue apprezzate qualità organolettiche.
Nonostante questo, la presenza di A. ponderosa sul territorio siciliano è scarsamente
documentata in letteratura, con segnalazioni limitate a poche pubblicazioni e solo di
carattere divulgativo [Mondello, 2005; Galli, 2006, 2017; Miceli, 2015]; inoltre, viste le numerose specie accreditate alla serie Amidella (quasi 30 taxa [Tulloss & Yang, 2022]), tra cui alcune entità simili ad A. ponderosa, altre ancora poco indagate e discutibili sul piano tassonomico ed altre ancora sosia della stessa e descritte di recente [Arraiano-Castilho et al., 2022], emerge la necessità di una conferma determinativa di tale specie sostenuta da una rigorosa analisi filogenetica. Per questo, la raccolta in esame è stata studiata in un ambito più ampio possibile nella serie Amidella, che viene qui considerata a livello globale anziché solo europeo come negli studi finora consultabili. Tutte le specie della serie di cui è disponibile almeno una sequenza ITS sono state comprese nel dataset selezionato. In questo modo è stato possibile focalizzare lo stato dell’arte delle conoscenze sulla serie, mettendo in risalto le molte criticità che ancora rimangono da risolvere, in particolare rispetto alle entità extraeuropee. Combinando lo studio della letteratura coi risultati filogenetici ottenuti, appare evidente come la serie Amidella sia tassonomicamente definita solo in percentuale ridotta, con la maggior parte delle specie ad essa accreditate diversamente interpretate e ancora non sequenziate.
La sequenza ITS depositata in GenBank a seguito del presente studio risulta l’unica estratta da esemplari raccolti in Italia, dei quali è stato anche depositato il relativo materiale essiccato in erbario AGMT per eventuali future verifiche.
Materiali e Metodi
OMISSIS
Per approfondimenti si rimanda all’articolo originale:
Micologia Toscana Anno 2022 n. 4: 9-33
I Monti Nebrodi o Caronie
Unitamente al complesso montuoso dei Monti Peloritani a est e quello delle Madonie a ovest, i Monti Nebrodi formano l’Appennino Siculo, ovvero la catena montuosa della
Sicilia settentrionale. Trovano naturale delimitazione a nord con il mar Tirreno dove, a volte, si affacciano quasi a strapiombo; a est con i Monti Peloritani; a ovest con le Madonie, con il fiume Pollina e con il territorio di San Mauro Castelverde; a sud limitano la propria estensione confinando con il vulcano Etna, con il fiume Alcantara e con l’alto corso del fiume Simeto. La loro estensione geografica di circa 200.000 ettari interessa numerosi comuni del territorio metropolitano della città di Messina e, in minoranza, della provincia di Catania e di Enna [Giaimi, 1994; Parco dei Nebrodi, 2022].
Il paesaggio dell’intera catena montuosa è caratterizzato dal marcato dislivello dei vari versanti, dalla diversità morfologica dei rilievi, dalla ricchissima e variegata vegetazione e dalle numerose risorse idriche costituite da torrenti, laghetti, stagni e sorgenti. Dai crinali nebrodensi, difatti, hanno origine sistemi fluviali di grande importanza quali: Simeto, Alcantara, Naso, Zappulla, Rosmarino, Furiano, Caronia, S. Stefano, Timeto e altri ancora.
Le vette più elevate sono rappresentate da: Monte Soro (1.847 m s.l.m.) tra i Comuni
di San Fratello, Acquedolci e Cesarò (ME), Serra del Re (1.754 m s.l.m.) nel territorio compreso tra i Comuni di Longi (ME) e Bronte (CT), Pizzu Fau (1.686 m s.l.m.) nel territorio compreso tra i Comuni di Caronia e Capizzi (ME), Serra Pignataru (1.661 m s.l.m.) nel territorio dei Comuni di Tortorici, Galati Mamertino e Longi (ME), Monte Colla (1.611 m s.l.m.) nel comune di Randazzo (CT) [Giaimi, 1994, Parco dei Nebrodi, 2022] e tante altre ancora dislocate nei vari comuni del comprensorio.
Il nucleo montuoso è caratterizzato da una fitta vegetazione d’alto fusto, numerosi pascoli montani e spazi di macchia mediterranea. In alta quota (1.200-1.600 m s.l.m.)
vegetano boschi di faggio (Fagus sylvatica) allo stato puro o in associazione con acero
montano (Acer pseudoplatanus) e acero campestre (Acer campestre), con sottobosco
variegato formato da agrifoglio (Ilex aquifolium), biancospino (Crataegus monogyna) e pungitopo (Ruscus aculeatus). Si registra, ancora, la presenza di tasso (Taxus baccata).
Alle quote medie (800-1.200 m s.l.m.) sono presenti boschi di querce (Quercus gr. pubescens, Q. cerris), di pini (Pinus nigra ssp. laricio) e di castagni (Castanea sativa). A quote più basse (sotto gli 800 m s.l.m.) domina soprattutto la macchia mediterranea
con presenza di nocciolo (Corylus avellana), sughera (Quercus suber), leccio (Q. ilex), roverella (Q. gr. pubescens), corbezzolo (Arbutus unedo), lentisco (Pistacia lentiscus),
erica (Erica arborea), cisto (Cistus salviifolius), sparzio villoso (Calicotome villosa) e pero selvatico (Pyrus communis ssp. pyraster).
Serie Amidella (E.-J. Gilbert) Neville & Poumarat
Fungi Europaei 9: 645 (2004)
Basionimo: genere Amidella E.-J. Gilbert, Iconogr. mycol., Suppl. I, 27: 71 (1940).
Per il resto delle sinonimie omo- ed eterotipiche si rimanda a Neville & Poumarat (2004).
Specie tipo: Amanita volvata (Peck) Lloyd, Mycol. Writ. 1(7): 9 (1898).
Secondo l’inquadramento proposto da Neville & Poumarat (2004), la serie Amidella appartiene alla sottosezione Ovoideinae Singer della sezione Volvatae (Schröter) Henn., sottogenere Lepidella (E.-J. Gilbert) Beauseign.
Inizialmente, Gilbert descrisse il nuovo genere Amidella nell’ambito delle Amanitaceae per comprendere specie con le seguenti caratteristiche: sporofori inizialmente bianchi, con carne e superfici immutabili o passanti per tonalità rosate, ocra con la maturazione o per manipolazione; cappello con bordo non striato; velo parziale friabile che spesso forma un anello fugace e che resta perlopiù appendicolato al bordo del cappello; velo generale membranoso che resta in forma di volva saccata; spore amiloidi da ellissoidali a subcilindriche.
Nel corso degli anni, a seguito di approfondimenti successivi, la delimitazione tassonomica delle specie di questo gruppo è stata più volte rivista. Uno degli inquadramenti più seguiti nella letteratura moderna è quello proposto da Konrad & Maublanc (1948) che fissano Amidella al rango di sezione per raggruppare, oltre alle specie in seguito annoverate nella serie Amidella da Neville & Poumarat (2004), anche le entità affini ad A. ovoidea (Bull.) Link. Quest’ultime, con carne immutabile e che soddisfano i requisiti di origine sopra elencati, sono ora considerate appartenenti alla sezione Roanokenses Singer ex Singer a seguito dello studio filogenetico condotto da Riccioni et al. (2019). Per questa ragione, preferiamo qui adottare la classificazione di Neville & Poumarat (2004) che considera la sottosezioneOvoideinae divisa in due serie, proprio per isolare tra loro i due gruppi di specie: da una parte la serie Ovoidea Neville & Poumarat, dove trovano posto A. ovoidea (specie tipo) e specie simili, dall’altra la serie Amidella, oggetto del presente studio, che comprende, almeno per quanto riguarda il continente europeo, le sole specie della sottosezione che presentano carne virante [Arraiano-Castilho et al., 2022].
OMISSIS
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Micologia Toscana Anno 2022 n. 4: 9-33
Amanita ponderosa Malençon & R. Heim
Bull. trimest. Soc. mycol. Fr. 58: 28 (1944)
≡ Amanita curtipes var. ponderosa (Malençon & R. Heim) M.L. Castro, Docums Mycol. 27 (no. 106): 47 (1997).
Etimologia: ponderosa dal latino pondŭs = peso, pesante, con riferimento alle sue dimensioni e all’aspetto particolarmente robusto.
Posizione sistematica sopragenerica: phylum Basidiomycota R.T. Moore, subphylum Agaricomycotina Doweld, classe Agaricomycetes Doweld, sottoclasse Agaricomycetidae Parmasto, ordine Agaricales Underw., famiglia Amanitaceae E.-J. Gilbert, genere Amanita Pers.
Iconografia selezionata: Traverso (1998): 95; Galli (2006): 20, 21; Galli (2007): 173; Galli (2017): 39-42; Neville & Poumarat (2004): 912; Crespo Martin (2009): 1, 5, 6, 7.
Nomi volgari: Gurumelo, denominazione utilizzata nei paesi Iberici. Fa riferimento all’aspetto che assumono i singoli esemplari dopo la raccolta che, a causa della crescita tipicamente semipogea, si presentano ricoperti da grumi terrosi; questi, nel dialetto locale, vengono chiamati gurumeli, termine che sembra essere una variante fonetica del termine latino cogumelo, nome generico utilizzato in Portogallo, attribuito, in genere, a tutte le specie fungine [Crespo Martin, 2009]. A. ponderosa, in particolare, viene considerata come Il Gurumelo, ovvero il fungo per eccellenza. Fungo patata o falsa patata, utilizzato in Italia, con riferimento al suo particolare sapore.
Nomi dialettali: funciu i patata, tipicamente in uso nel territorio di Ficarra, in Sicilia, ove cresce in abbondanza ed è molto conosciuto. L’epiteto dialettale fa espresso riferimento al caratteristico sapore della carne.
Descrizione macroscopica
Cappello di medie dimensioni, fino a 10 cm di diametro, carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso ed infine piano-convesso, con margine regolare, arrotondato, liscio o appena scanalato negli esemplari maturi, a volte leggermente appendicolato per residui fioccosi del velo parziale, specialmente nei primi stadi di sviluppo; cuticola completamente separabile, liscia, asciutta, opaca, prima biancastra, ma tendente al rosa-rossastro con la crescita, poi ocra ed infine rosso mattone con chiazze biancastre e presenza, a volte, di ampi lembi biancastri di velo generale, in parte coperti dai residui terrosi. Imenoforo a lamelle libere al gambo, numerose, strette, spesse, con margine crenulato, fioccoso, intervallate da poche lamellule tronche, inizialmente biancastre, crema-rosato con la crescita ed infine ocra-brunastro a maturità. Sporata bianca. Gambo fino a 8,5 × 2,6 cm, centrale, robusto, tozzo, cilindrico, con bulbo basale arrotondato, pieno, a maturità midolloso, con superficie liscia, inizialmente bianca poi con sfumature rosate o brunoocracee. Anello sottile, effimero, fugace, non facilmente riconoscibile, con residui adesi alla parte superiore del gambo, a volte non più osservabile.Volva irregolare, molto sviluppata in altezza, a sacco, ampia, spessa, membranosa, inizialmente bianca, poi ocra e infine bruno-rossastra. Carne soda, consistente, compatta, bianca con un leggero e lento viraggio al taglio verso il rosa-rossastro su tutto lo sporoforo. Odore terroso. Sapore
dolce, tipicamente di patata.
Descrizione microscopica
Spore (7,8) 10,2 (12,7) × (5,9) 7,3 (9) μm; Q = (1,0) 1,4 (1,8); V = (161) 287 (524) μm3, lisce, ellissoidali, amiloidi, con appendice ilifera pronunciata. Basidi 55-80 × 7-10 μm, slanciati, claviformi, tetrasporici. Pileipellis costituita da ife larghe 3-10 μm, lisce, intrecciate, con andamento disordinato e presenza di cellule sferiche, ellittiche o clavate, larghe fino a 25 μm, prive di giunti a fibbia. Volvacostituita da ife filamentose, lisce, orientate in maniera disordinata o, a volte, anche disposte parallelamente, con cellule subcilindriche, clavate o ellissoidali.
Raccolta studiata
24 marzo 2022, località Timpe, appartenente al complesso dei Monti Nebrodi, Comune di Ficarra (ME), N 38°06’31,8816”, E 14°48’57,7296”, 350 metri s.l.m., esposizione sud – sud-ovest.
Vegetazione tipica della macchia mediterranea con presenza di Quercus suber, Cistus salviifolius, Calicotome villosa, Cytisus scoparius, Spartium junceum. Substrato composto da terreno di medio impasto con prevalenza della componente argillosa, matrice scistosa e nutrita componente umifera, con PH tendenzialmente acido. Clima caratterizzato da piovosità concentrata solitamente nei mesi invernali e primaverili, con periodo estivo-autunnale asciutto, temperature miti, assenza di precipitazioni nevose, venti moderati. Raccolta composta da diciannove esemplari in diversi stadi di crescita, profondamente interrati e localizzabili solo grazie alle crepe del terreno, tranne uno, a completa maturazione, affiorante dal terreno e chiaramente visibile, sparsi su un’area di 50 m di diametro. Legit A. Miceli e C. Di Vincenzo. Campione in erbario AGMT n. 10844 Erbario Centrale Toscano Serie II n. 1212.
Analisi filogenetica
OMISSIS
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Micologia Toscana Anno 2022 n. 4: 9-33
Discussione
Caratteri differenziali e specie simili. Con un po’ di esperienza, A. ponderosa può essere identificata già sul campo per una serie di caratteri quali l’aspetto robusto, il colore del capello inizialmente bianco-rosato poi ocraceo fino a rosso-mattone, la volva alta, sacciforme, inizialmente bianca poi bruno-rossastra, il sapore distinto, nonché la tipica crescita semi ipogea in habitat termofilo. Anche il quoziente sporale medio Qm è importante: quello rilevato risulta essere compreso tra 1,6 e 1,8. Il diametro pileico massimo osservato nella raccolta studiata è inferiore a quanto riportato in letteratura: fino a 20 cm per Neville & Poumarat (2004), fino a 22 cm per Moreno-Rojas et al. (2004); tutti gli altri caratteri sono concordi con le descrizioni pubblicate, compresi quelli microscopici, senza scostamenti di rilievo rispetto a quanto risultato dagli studi precedenti [Malenҫon, 1942; Curreli, 1994; Díaz-Valverde et al., 2003; Neville & Poumarat, 2004; Moreno et al., 2008].
Nonostante la peculiarità dei caratteri sopra elencati, A. ponderosa si presta a errori di determinazione. Una specie che in alcuni casi le può somigliare molto è A. curtipes, diversa da A. ponderosa perché mediamente più piccola (cappello < 8 cm), con aspetto meno robusto, senza evidenti colorazioni su toni ocra-rosato o rosso mattone, senza sapori particolari, con volva meno consistente, con spore più allungate, in media 1,8 < Qm < 2,0 e con basidi più corti di 55 μm; inoltre, presenta fenologia tendenzialmente più autunnale e predilige il terreno sabbioso [Neville & Poumarat, 2004; Arraiano-Castilho et al., 2022]. A. pseudovalens, ricombinazione su base molecolare di A. curtipes f.pseudovalens Neville & Poumarat, si distingue da A. curtipes per la taglia leggermente più grande, il sapore da mandorlato ad amaro e le spore cilindriche, con Qm compreso tra 2,0 e 2,4 [Arraiano-Castilho et al., 2022]; rispetto ad A. ponderosa, quindi, resta differenziata per l’habitat, i caratteri organolettici, la lunghezza dei basidi e ancora di più per la forma sporale. Di questa specie, Arraiano-Castilho et al. (2022) hanno descritto anche Amanita pseudovalens var. tartessiana di cui ammettono una quasi perfetta sovrapposizione con A. ponderosa, tranne che per la taglia minore, l’odore indistinto, il retrogusto leggermente amarognolo e lo sviluppo totalmente epigeo. Resta infine da citare A. ponderosa f. valens che Neville & Poumarat (2004) giustificano rispetto alla specie tipo per la taglia minore, le spore ellissoidali con Q medio attorno a 1,5 e per l’areale di crescita non strettamente termofilo.
Habitat e diffusione territoriale. A. ponderosa è una specie tipica della penisola ispanicoportoghese dove risulta molto diffusa. È conosciuta e ritrovata anche in alcuni Paesi del Nord Africa come Marocco [Malenҫon, 1942; Curreli, 1994; Neville & Poumarat, 2004; Moreno et al., 2008] e Algeria [Moreno et al., 2008].
Il substrato preferenziale di A. ponderosa sono i terreni acidi, aridi e duri, anche su strade in terra battuta, dove fruttifica con crescita semipogea. Il suo habitat è tipicamente mediterraneo, con presenza prevalente di querce (Quercus suber) e cisto (Cistus salviifolius).
Il legame di A. ponderosa con il cisto è evidenziato nelle chiavi dicotomiche proposte da Neville & Poumarat (2004) e Arraiano-Castilho et al. (2022) e sembra confermato da tutti gli esemplari raccolti per il presente studio che si trovavano vicini a tale essenza. È una specie primaverile, con periodo di maggiore fruttificazione tra marzo ed aprile. Il primo ritrovamento per il territorio italiano, effettuato in Sicilia nel 2004 nella stessa località dove sono stati raccolti gli esemplari studiati, è stato pubblicato da Mondello (2005); l’autore venne in possesso di alcuni esemplari portatigli in visione da un cercatore locale il quale affermava che la specie veniva regolarmente ritrovata in maniera abbondante e consumata, anche da cruda, nel territorio comunale di Ficarra (ME). Lo studio delle caratteristiche morfocromatiche di natura macro e microscopica dei molti esemplari raccolti condussero ad A. ponderosa, determinazione poi confermata dal Prof. Roberto Galli [Mondello, 2005; Galli, 2006, 2017; Miceli, 2015]. Altro ritrovamento siciliano, di unico esemplare, è da segnalare in data 4 marzo 2015, effettuato da uno degli autori (AM) con Franco Mondello, nel bosco della Candelara, Monti Peloritani, a ridosso della Città di Messina a circa 250 m s.l.m., al centro di una strada in terra battuta, appena affiorante tra le crepe del terreno, in bosco misto con Quercus suber, Pinus pinea e abbondante presenza di Cistus salviifolius [Miceli, 2015]. Oltre che in Sicilia, nel territorio italiano A. ponderosa è stata segnalata anche in Sardegna [Curreli, 1994; Contu, 2000; Neville & Poumarat, 2004; Galli, 2007].
Consultando la letteratura a disposizione, la specie sembra molto rara, se non assente, nel resto d’Europa.
Altri ritrovamenti sul territorio italiano (effettuati dopo la pubblicazione dell’articolo su Micologia Toscana)
Ulteriori, recenti ritrovamenti datati 24 marzo 2023, per quanto ci è stato possibile appurare seguito comunicazione personale ed esame di numerose foto in habitat, fanno riferimento al micologo Antonio De Marco il quale, grazie alla segnalazione di un esperto cercatore locale (Giovanni Filadoro), ha localizzato la specie, raccogliendone circa 50 esemplari, in località Rossano Calabro (CS) in habitat perfettamente uguale a quello delle raccolte siciliane, caratterizzato dalla presenza di Querce (Quercus gr. pubescens) e Cisto (Cistus mospeliensis). Tale raccolta è indicativa della probabile, anzi sicura presenza della specie in altri areali di crescita che, sino ad oggi, causa anche la particolare forma di crescita semiipogea, sono rimasti sconosciuti o conosciuti ai soli raccoglitori locali che, poco avvezzi alle problematiche scientifiche della micologia, non si sono resi conto della importanza che la specie riveste. Legit A. De Marco (Segnalazione G. Filadoro).
Commestibilità. A. ponderosa è ritenuta un ottimo commestibile e, pertanto, molto
ricercata in special modo nei paesi di origine [Crespo-Martin, 2009; Oliveira et al., 2015; Arraiano-Castilho et al., 2022] ove cresce in abbondanza e dove viene anche destinata alla vendita nei mercati [Traverso, 1998]. Tuttavia, dopo gli ultimi studi molecolari che hanno portato alla descrizione di altre specie simili, è verosimile pensare che non sia stata consumata solo A. ponderosa. Nell’area di crescita, in Sicilia, è divenuta, ormai da anni, oggetto di accanita ricerca da parte degli estimatori locali tanto che viene raccolta ancora allo stadio di primordio. Il caratteristico sapore di patata la rende adatta per il consumo alla griglia o al sugo, ma è tradizione consumarla anche da cruda in insalata.
Come evidente dalla cronaca della prima segnalazione, la tradizione culinaria è molto antecedente alla consapevolezza scientifica della specie.
Curiosità: “u cavigghiolu”
La particolare forma di crescita di A. ponderosa, semi ipogea sempre interrata prima della completa maturazione, a volte anche a circa 8-10 cm di profondità, rende la sua ricerca, l’individuazione e la raccolta particolarmente difficoltose. I ricercatori devono possedere una notevole esperienza, molta sensibilità individuale, colpo d’occhio e pazienza. La presenza di piccole crepe o protuberanze sul terreno, spesso asciutto, duro, argilloso, deve essere considerata come indicativa di potenziale presenza. L’estrazione dello sporoforo dal terreno necessita di notevole cura, attenzione e manualità; essendo di solito individuato da immaturo, quindi posizionato in profondità, risulta difficoltoso estrarlo integro evitando di romperlo. La giusta procedura è di rimuovere lentamente lo strato terroso che lo ricopre per raggiungerlo e raccoglierlo. Al fine di agevolarne l’estrazione, i cercatori locali utilizzano uno strumento artigianale, chiamato “cavigghiolu” (cavatore), all’uopo realizzato.
Si tratta di un punteruolo di legno, lungo circa 35-40 cm, ricavato da un ramo di olivo, sagomato manualmente con l’utilizzo di un coltello da intaglio, appuntito e leggermente ricurvo ad una delle estremità. Questo viene infilato nel terreno di fianco allo sporoforo e spinto in profondità fino a superare la base del gambo; facendo leva, lo sporoforo viene facilmente sollevato ed estratto perfettamente integro. Manovra poco congeniale e di una certa difficoltà per i principianti, eseguita con maestria ed ottimi risultati dai raccoglitori esperti.
Ringraziamenti
Gli autori ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno fornito informazioni utili o
contribuito in altro modo alla stesura del presente articolo. In particolare: Carmelo Ricciardi e Nino Ricciardi (Ficarra, ME) per la guida sui luoghi di crescita di A. ponderosa, consentendo, con la loro particolare e collaudata esperienza di ricerca, il ritrovamento dei numerosi esemplari analizzati; Andrea Cristiano, Vicepresidente del Gruppo Micologico Cecinese di Cecina (LI), per avere prodotto e concesso per la pubblicazione l’ottima e ben articolata tavola illustrante le varie fasi di crescita di A. ponderosa; Enrico Ercole (Torino) per l’assistenza tecnica e la supervisione dell’analisi filogenetica; Paulo Oliveira, membro del MED (Mediterranean Institute for Agriculture, Environment and Development) di Evora, del CIBIO (Research Center in Biodiversity and Genetic Resources) e dell’InBIO (Research Network in Biodiversity and Evolutionary Biology) dell’Università di Porto (Portogallo), per alcune informazioni su A. ponderosa e relative raccolte portoghesi.
Un ulteriore, particolare ringraziamento va rivolto ai micologi Antonio De Marco e Antonio Contin, per la segnalazione delle recenti raccolte nel territorio calabrese e per le foto in habitat gentilmente fornite.
Precisazioni
Il presente contributo, pubblicato su Micologia Toscana, in forma integrale, è stato integrato, dopo la sua pubblicazione, con il paragrafo “Altri ritrovamenti sul territorio italiano” ritenuto necessario dopo il rinvenimento della specie, in data 24 marzo 2023, nel territorio della provincia di Cosenza, in Calabria.
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