Cosa ho imparato da Piero Angela
Queste righe vogliono essere un piccolo omaggio ad uno dei personaggi pubblici contemporanei che più ho seguito ed apprezzato per le sue rare qualità umane e professionali: garbo, modestia, impegno civico, vastità del sapere, coerenza nei comportamenti, molteplicità d’interessi, chiarezza espositiva congiunta a rigore scientifico, esposizione accattivante anche di argomenti complessi, serenità e coraggio nell’affrontare la malattia e la morte (ricordo ancora con commozione la lettera d’addio vergata di suo pugno poco prima di lasciarci).
Pochi, ritengo, siano le persone che non hanno conosciuto Piero Angela e le sue variegate attività. A costoro basta ricordare alcuni dati essenziali: 42 libri sugli argomenti più disparati, scritti in solitario, col figlio Alberto, con amici e collaboratori; 34 serie televisive che lo hanno visto autore e conduttore dal 1968 al 2022; 5 videocassette enciclopediche per ragazzi su natura, animali e astronomia; 5 grandi collane DVD sulla storia dell’uomo e della scienza, sulle grandi civiltà del passato, sul cosmo; 12 lauree honoris causa, di cui una in pianoforte, conferitegli da altrettante Università italiane, comprese quelle di Palermo e Messina; 4 onorificenze italiane concesse dal Presidente della Repubblica per meriti acquisiti nella divulgazione scientifica; 6 cittadinanze onorarie.
Per oltre mezzo secolo, Egli si è occupato di scienza, tecnologia, ambiente, informazione, energia, televisione, educazione, comportamenti, parapsicologia (Piero Angela, Viaggio nel mondo del paranormale, 1979). Perfino di cucina e di sesso. Sempre con assoluto rigore scientifico.
Cosa ho imparato, dunque, da Piero Angela, attraverso i suoi libri (letti in gran parte, compreso l’ultimo uscito postumo, Dieci cose che ho imparato, a cui mi sono ispirato per titolare la presente nota), dai suoi documentari televisivi (di cui conservo gelosamente alcune cassette con la registrazione delle prime puntate), dalle sue prese di posizioni contro le pseudoscienze e le false credenze?
Difficile dire in poche parole, come mi propongo, ma ci provo.
Ho imparato il fascino misterioso dell’infinitamente grande (l’universo incommensurabile, costituito da centinaia di miliardi di galassie come la Via lattea che ci ospita, ognuna formata a sua volta da centinaia di miliardi di stelle simili al nostro sole, ognuna col suo corteo di pianeti rotanti attorno ad essa); ma anche la magia dell’infinitamente piccolo (atomi, protoni, neutroni, elettroni, quark: i mattoni elementari di cui si compone ogni sostanza) (Piero Angela ed altri, Viaggi nella scienza, 1985). I potenti teleobbiettivi puntati contro il cielo da numerose stazioni terrestri e i tipi di microscopio messi a punto a partire dal XVII secolo hanno mutato profondamente la percezione di ciò che ci circonda rispetto alle credenze delle generazioni passate, rivelandoci una realtà assai più complessa e problematica di quanto loro apparisse (si pensi, ad esempio, alla cosmologia di Aristotele e Tolomeo confrontata con quella di Copernico, Newton, Einstein). Anche se, per molti aspetti, il nostro modo di pensare e perfino il nostro linguaggio rimangono tuttora ancorati a quel mondo.
Ho imparato che la Terra, per le sue peculiarità, è un pianeta straordinario nel senso proprio del termine, non avendo riscontro in altri corpi celesti finora conosciuti: un’enorme colonia spaziale, con miliardi di abitanti […] che vola nel Cosmo gelido e buio, a una velocità di oltre 100 mila chilometro l’ora, girando attorno alla sua stella (Piero e Albero Angela, Viaggio nel Cosmo, 1997). Ma ho imparato altresì che i mirabili meccanismi vitali instauratisi nel corso di miliardi di anni poggiano su equilibri labilissimi che l’uomo sta mettendo a dura prova e che rischiano di essere sconvolti. Tutti questi equilibri si giocano entro due strati sottilissimi: da un lato l’atmosfera che ci avvolge, spessa un centinaio di chilometri al massimo (la distanza che separa Roma da Civitavecchia, specifica Angela) e dall’altro l’acqua dei mari e degli oceani, profondi da pochi metri a qualche chilometro. Entità modestissime se paragonate, ad esempio, al diametro terrestre stimato in 12.700 km circa. Gli ecosistemi che nel tempo si sono formati entro queste due entità, e di cui facciamo parte a pieno titolo, assomigliano alla fitta trama di un tessuto, in cui basta tirare un filo per vederne compromessa tutta la struttura.
Ho imparato che il corpo umano è una macchina stupefacente e che la nostra salute è affidata a congegni e processi così complicati e precari da far sembrare prodigioso poterla a lungo conservare, nonostante gli attentati e le offese portate ogni giorno da noi stessi e dal mondo esterno (Piero Angela, Destinazione uomo, programma nazionale del 1971). Il nostro cervello, in particolare, sebbene in gran parte ancora inesplorato, si rivela la struttura più complessa esistente in natura, tanto che, a paragone (come spesso faceva notare anche la compianta astronoma italiana Margherita Hack), perfino l’universo conosciuto appare banale: Un chilo e mezzo di cellule nervose, 4 miliardi di anni di evoluzione. […] Istinti, emozioni, strutture arcaiche e recenti si sovrappongono e si intrecciano, in uno scambio di influenze e retroazioni che determina, in definitiva, il comportamento (Piero Angela e altri, La macchina per pensare, 1986). Esso presiede a quel meraviglioso processo mentale che permette di pensare, riflettere, fantasticare, prevedere e progettare. Una prerogativa che nessun’altra specie diversa dall’uomo sembra di poter vantare (Piero Angela, La macchina per pensare. Alla scoperta del cervello, 1983).
Ho imparato che nella vita di noi umani (e forse non solo) il carattere di ciascun individuo si forma non soltanto per effetto del corredo genetico ereditato dai nostri genitori (e per loro tramite, a ritroso, dai nostri avi più remoti), ma in misura notevole grazie anche alle sollecitazioni dell’ambiente in cui si vive. Determinanti, in questo senso, sarebbero le esperienze vissute nei primi anni di vita, specie in ambito famigliare: Il cervello del bambino è come una scacchiera (ricordo che Piero Angela era un ottimo giocatore di scacchi). All’inizio qualunque partita è teoricamente possibile, qualunque mossa brillante è ipotizzabile. Poi, quando si cominciano a muovere i pezzi, le combinazioni iniziali via via diminuiscono e il gioco comincia a strutturarsi in un certo modo (Piero Angela, Da zero a tre anni, 1979). E ancora:Crediamo di essere liberi, mentre la biologia ci dimostra che siamo delle macchine chimiche completamente condizionate dai cromosomi e dall’ambiente che ci circonda (Piero Angela, L’uomo e la marionetta, 1979)
Ho imparato che la scienza è cosa ben diversa da altre forme di conoscenza, poiché basata non su opinioni personali, ancorché di menti eccelse, ma sugli esiti di accurate ricerche sperimentali affidate al vaglio di persone terze, per lo più sconosciute. Ciò non esclude, ovviamente, la possibilità di sbagliare, ma assicura che gli errori, avendo le gambe corte, siano scoperti prima o poi ed emendati. È questo il procedimento codificato con cui, a partire da Galilei, sono stati messi in discussione teoremi accettati per secoli come assoluti sol perché formulati da pensatori del calibro di Aristotele, Ippocrate, Columella. Per gli stessi motivi, la scienza non può considerarsi “democratica”, decisa contando i pro e i contro, come le deliberazioni adottate nei condomini e nelle aule parlamentari: non si può stabilire la velocità della luce a maggioranza, amava ripetere Angela, proprio per marcare il concetto (non tutti sanno che per essere rimasto fedele a questo principio, negando nelle sue trasmissioni il supposto diritto di replica a figure affatto digiune di scienza, Egli ha perfino dovuto difendersi in tribunale).
Ho imparato che in Italia (contrariamente a quanto avviene in altri Paesi europei) la cultura con la “C” maiuscola, quella che compare nelle pagine di tutti i giornali, è, per definizione, letteratura, filosofia, poesia, fiancheggiate da arti figurative, musica, teatro, storiografia. Per la scienza sostanzialmente soltanto un notiziario o poco più.[…] Resta cosìesclusa tutta una conoscenza fondamentale che invece permette di capire oggi in profondità sia l’essere umano sia i grandi cambiamenti che stanno avvenendo (Piero Angela, Dieci cose che ho imparato, 2022).
Ho imparato che scienza e tecnica, per loro natura, sono “neutre”, né buone né cattive; e che i mali ad esse imputati (disastri ambientali, inquinamenti, traffico caotico, guerre, ecc.) sono dovuti al cattivo uso che spesso le nostre società ne hanno fatto. La scienza, in particolare, è solo “conoscenza”, cioè scoperta di fenomeni esistenti di cui prima non se ne comprendeva la natura e il funzionamento: La “relatività” esisteva, dice Angela, già prima che Albert Einstein la scoprisse, e così pure le leggi di gravitazione universale scoperte da Isaac Newton.
Ho imparato che tutto quanto chiamiamo progresso ruota in gran parte, se non in tutto, attorno ad un solo elemento: l’energia. Immaginate per un momento che essa venga a mancare. Che premendo un interruttore non si accenda più la luce di casa, che non arrivi più gas alla caldaia, che le pompe di carburante siano a secco. Le conseguenze sarebbero inimmaginabili perché senza energia si ferma tutto […] e si torna a una società contadina arcaica (Piero Angela e Lorenzo Pinna, La sfida del secolo, 2006). Perfino i diritti civili e la stessa democrazia dipenderebbero dall’energia: La liberalizzazione della donna, soleva ripetere Angela, è un “sottoprodotto” del petrolio. […] Ad essa ha contribuito più la lavatrice che tutti i movimenti femministi messi insieme. Senza energia, mi permetto di aggiungere, è come staccare la spina in una grande giostra.
Ho imparato che la politica, della quale sempre più ci stiamo disamorando, è importante perché opera le scelte economiche e sociali di un paese, governa il sistema, definisce le priorità, decide gli investimenti, stabilisce i criteri distributivi, emana le leggi e determina tantissime altre cose. Essa, dunque, ha la possibilità di predisporre le condizioni per creare ricchezza (puntando su ricerca, istruzione, informazione, organizzazione del lavoro, agricoltura, ecc.) e fissare i criteri per una sua equa ripartizione. Purtroppo per noi, la classe politica italiana è oggi completamente sbilanciata sul versante della distribuzione (alla ricerca di consensi) […] mentre è estremamente carente sul versante della produzione. Questo squilibrio sarebbe all’origine di tanti guai […] a cominciare dall’immenso debito pubblico (Piero Angela, A cosa serve la politica?, 2011).
Ho imparato che si diventa buoni cittadini contribuendo alla causa comune ciascuno secondo le proprie possibilità e dando il buon esempio: Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate anche voi di fare la vostra per questo difficile paese (Piero Angela, lettera d’addio, 2022).