Chi è consapevole delle proprie doti, deve impegnarsi per migliorare lo stato
Il fiore più alto del ciliegio, 2013 Patti,
Sembra opportuno per introdurre il romanzo di Nino Casamento(“Il fiore più alto del ciliegio”, 2013 Patti, C.E. Kimerik pp 202) far riferimento ai “Memorabili” di Socrate, riportati da Senofonte, suo discepolo. A Carneide che esita a intraprendere il governo di Atene, Socrate dice “Conosci te stesso… e non volerti ritenere esente dall’impegno politico, se solo sei consapevole che, grazie al tuo contributo, la Repubblica potrebbe migliorare le sue condizioni”. Antonio, il protagonista del romanzo, impegna tutta la sua vita nel miglioramento degli altri siano essi gli alunni, i compagni o i suoi concittadini.
Tutta la vicenda narrata che si potrebbe considerare un romanzo di formazione, ripercorre le fasi di crescita,di consapevolezza e di maturazione culturale e politica di un intellettuale meridionale (originario della provincia messinese) che si trasferisce a Torino negli anni di piombo della Repubblica italiana. Il paradigma di Antonio è quello di molti giovani di modesta estrazione sociale ma con una laurea in tasca, smaniosi di riscatto.
Sono gli anni ’70 e soprattutto la scuola apre le braccia e accoglie la numerosa schiera di migranti. Torino si presenta al giovane meridionale come una città molecolare, ripiegata su se stessa,priva dell’accoglienza e del calore del Sud. Anche il clima freddo, brumoso, nebbioso serve ad aumentare il disagio. Tuttavia qui egli acquista coscienza politica, comprende gli ingranaggi del potere e matura una profonda coscienza di classe. Si accosta al PCI, mentre cominciano a profilarsi dei gruppi armati che operano in modo violento e provocatorio. Le “Brigate Rosse” sono cellule impazzite che attaccano i gangli del potere in un crescendo di rapine ,sequestri,attentati,gambizzazioni e omicidi : sono gli anni che vanno dal ’72 al’78. Il processo alle B.R. cominciato l’8 Marzo 1978, riporterà ,lentamente, lo Stato italiano alla normalità. Antonio comincia a maturare l’idea di far ritorno a casa, mosso dal desiderio di mettersi al servizio degli altri e dalla consapevolezza di aver acquisito gli strumenti adatti al progresso della sua terra. Rientrato , si riadatta al calore,alle sciroccate, ma non all’apatia e all’attesa.
Comincia a lavorare su due fronti, quello culturale come insegnante e giornalista e quello politico come sindacalista della CGL e come militante del PCI; deluso da certe intemperanze del partito ,passa al PSI e viene eletto per molti anni Sindaco di un piccolo paese. Il suo impegno è totale, la sua disponibilità è assoluta, il suo comportamento ineccepibile. La stagione di “Mani Pulite” però procede a un disboscamento della classe politica che buona o cattiva paga lo scotto di far politica. Viene passata al setaccio ogni attività o persona con il risultato ,talvolta, di eliminare insieme alle scorie anche i nutrimenti vitali. Anch’egli che ha vissuto sempre la politica come un servizio alla maniera socratica, accusato falsamente di corruzione, rinuncia a qualsiasi impegno e si dedica all’agricoltura.
E’ il figlio Roberto, brillante e onesto avvocato, rientrato in Sicilia, a raccogliere l’eredità morale e il messaggio del padre. Anche i luoghi ,nel fervore culturale che li anima, costituiscono testimonianza incancellabile del passaggio di Antonio.