Omphalotus olearius, il fungo dell’olivo
Tra le meraviglie che il “Regno dei Funghi” è solito regalare a quanti, anche se con interessi diversi, si recano abitualmente nei boschi alla ricerca di esemplari fungini, riteniamo che un posto di primo piano debba essere riservato, senza ombra di dubbio, al protagonista della nostra nuova “Riflessione Micologica” che solitamente esercita una forte attrazione nei confronti di quanti incontrandolo restano affascinati dai suoi meravigliosi e sgargianti colori e dalla sua abbondante crescita su diverse essenze arbore: Omphalotus olearius, comunemente conosciuto come “Fungo dell’olivo”, specie tossica, è responsabile di numerosi ricoveri ospedalieri conseguenti al suo incauto consumo dovuto alla somiglianza, anche se, ad onore del vero, molto vaga, con il commestibile Cantharellus cibarius e le specie affini che, in ogni caso, presentano caratteristiche morfocromatiche molto differenti e possono essere confuse solo dai meno esperti e dai più “ingordi”.
Genere Omphalotus Fayod (1889)
Al genere appartengono basidiomi slanciati, dall’aspetto elegante, caratterizzati da colori vivaci assestati sui toni giallo-aranciati, a crescita lignicola che assumono, al buio, una particolare forma di luminescenza.
Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Singer
Pap. Mich. Acad. Sci. 32: 133 (1948)
Viene comunemente conosciuto, su tutto il territorio nazionale, come “Fungo dell’olivo” per la sua predisposizione a nascere prevalentemente, ma non solo, sui tronchi di alberi di olivo vivi o abbattuti ai quali si associa tanto come parassita (quando si nutre di sostanze vive) quanto come saprofita (quando si nutre di sostanze morte). Per la presenza di un particolare enzima, chiamato luciferasi, ha la proprietà di emettere, in condizioni di scarsa illuminazione, dei riflessi luminescenti di colore giallo-verdastro, proprietà riscontrata anche nelle altre specie fungine appartenenti allo stesso genere che lo fa comunemente conoscere con la denominazione volgare di “Jack’ o’ Lantern” nei paesi anglosassoni [Oppicelli, 2018] e con quella di “faux-clitocybe lumineux” in quelli francesi [AGMT, 2013].
Basionimo: Agaricus olearius De Cand. (1815)
Posizione sistematica: classe Basidiomycetes, ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae, genere Omphalotus
Etimologia: Omphalotus, dal greco omfalòs = ombelico con riferimento alla caratteristica depressione centrale. Olearius, dal latino oleàrius, attinente all’olio, all’olivo, con riferimento al presunto habitat di crescita
Sinonimi principali: Pleurotus olearius (De Cand.) Gillet (1876); Flammula phosphorea (Battarra ex Pers.) Quél. (1883): Dryophila phosphorea (Battarra ex Pers.) Quél. (1888); Clitocybe olearia (De Cand.) Maire (1933); Clitocybe phosphorea (Battarra ex Pers.) Bohus (1957).
Nomi Volgari: Fungo dell’olivo, Agarico dell’olivo.
Nomi volgari stranieri: “Jack’ o’ Lantern” (Inghilterra e paesi anglosassoni) [Oppicelli, 2018]; “faux-clitocybe lumineux” (Francia) [AGMT, 2013]
Nomi dialettali: in considerazione delle numerosissime denominazioni dialettali che variano da una località all’altra, ci limitiamo a riportare, come ormai nostra abitudine, solo i nomi in uso in Sicilia: Funcia di aliva vilinusa, Funcia d’aliva, Funciu d’alivo vilinusu [Bonazzi, 2003].
Descrizione macroscopica
Cappello di medio-grandi dimensioni, nelle varie fasi di accrescimento si presenta convesso e presto ombelicato, divenendo, successivamente, convesso con depressione centrale più o meno ampia, a volte si rileva un umbone centrale appena accennato. Margine inizialmente involuto poi disteso, regolare ed ondulato, a volte fortemente lobato e quasi petaloide per la pressione di altri individui a crescita cespitosa. Superficie liscia, lucida, fibrillosa, colore giallo-arancio, giallo-fulvo, bruno-aranciato, bruno-rossastro uniformemente distribuito su tutta la superficie. Imenoforo formato da lamelle fitte, arcuate, lungamente decorrenti sul gambo, a volte forcate, intervallate da numerose lamellule inizialmente di colore giallo tendenti, a maturazione, al giallo-aranciato, tipicamente luminescenti al buio ed in esemplari adulti. Gambo pieno, cartilaginoso, cilindrico ed attenuato verso la base, eccentrico, a volte laterale, raramente centrale, superficie pruinosa nella zona inferiore, costolata nella zona superiore; concolore al cappello o leggermente più scuro. Carne soda, compatta, fibrosa nel gambo e negli esemplari maturi, di colore giallo-aranciato nel cappello e nella parte superiore del gambo, rosso-carota tendente al brunastro alla base del gambo; odore e sapore gradevole, fungino.
Habitat
Tipica crescita nei periodi caldi dell’anno, generalmente dall’estate all’autunno, in boschi esposti al sole, caldi ed aperti, su alberi, radici o ceppaie marcescenti di olivo e di altre latifoglie (quercia, castagno, carpino, eucalipto…) in forma cespitosa ed in gruppi di numerosi esemplari.
Commestibilità
NON commestibile, specie ad elevata tossicità. Provoca sindrome olearia (1) a breve latenza (quando si manifesta entro 6 ore dell’ingestione dei funghi) e ad effetto gastroenterico. E’ considerata una delle specie tossiche che provocano un elevato numero di ricoveri [Illice ed altri, 2011].
Specie simili
- Cantharellus cibarius (Fr. : Fr.) Fries (1821)
Anche se presenta caratteristiche morfocromatiche molto diverse da O. olearius, viene con questo spesso confuso, specialmente dai raccoglitori meno esperti, con ovvie e poco piacevoli conseguenze. Differisce da O. olearius per la conformazione dell’imenoforo costituito da pliche e non da lamelle, per il colore giallo intenso e per l’habitat di crescita esclusivamente terricolo. La confusione viene spesso creata da esemplari di O. olearius a crescita singola ed alla base degli alberi ove si legano con le radici assumendo l’aspetto di funghi terricoli e dalla colorazione che, in alcuni casi, si porta verso il giallo inducendo i raccoglitori meno esperti in grossolani errori di determinazione.
- Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf. : Fr.) Maire (1921)
Può essere confusa più facilmente con O. olearius dal quale differisce per la crescita non cespitosa, per la colorazione più aranciata con aspetto opaco, per l’imenoforo formato da lamelle meno alte e privo di lamellule, per le dimensioni generalmente minori. Ha crescita apparentemente terricola su detriti vegetali in decomposizione.
Note e curiosità
O. olearius, come altre specie appartenenti al genere, è dotato della particolare proprietà della bioluminescenza o chemioluminescenza dovuta alla presenza di un enzima chiamato luciferasi che consente ai singoli esemplari, se osservati al buio, di emettere una luce fosforescente di colore giallo-verdastro, più intensa in corrispondenza delle lamelle. Tale caratteristica, secondo alcuni autori, esercita una particolare forza attrattiva verso gli insetti i quali, posandosi sulle lamelle, si imbrattano le zampe con le spore e, agendo da veicolo di diffusione, le disperdono nel territorio favorendo la fruttificazione di nuovi esemplari.
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- Sindrome olearia: si manifesta entro breve tempo dall’ingestione dei funghi, generalmente da 1 a 3 ore, raramente i sintomi si presentano oltre le 6 ore. Interessa principalmente l’apparato gastroenterico causando, spesso, una sintomatologia violenta con nausea, vomito, sudorazione intensa, lacrimazione ed ipersalivazione, secchezza delle fauci con sapore amaro in bocca, accompagnata, a volte, da disturbi della visione e dolori muscolari. L’ipersalivazione e l’intensa sudorazione indirizzano la diagnosi verso la sindrome muscarinica ma è stato accertato che O. olearius non contiene muscarina [Pelle, 2007 – Assisi ed altri, 2008 – Milanesi, 2015]. Approfonditi studi condotti negli anni ’60 da ricercatori americani hanno consentito di isolare, quale principio attivo, le illudine, sesquiterpeni con effetti citotossici, antivirali ed antitumorali [Pelle, 2007]. v
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Foto: Franco Mondello – Lucio Scala
Disegni: Giambattista Bertelli per gentile concessione del figlio Aldo
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Bibliografia di approfondimento
- A.G.M.T. – 2013: Io sto con i funghi. La Pieve Poligrafica Editore, Villa Verucchio (RN)
- AMINT (Associazione Micologica Italiana Naturalistica Telematica) –2007: Tutto funghi. Giunti editore, Firenze (ristampa 2010)
- Assisi Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008: Funghi velenosi. dalla Natura, Milano
- Balestreri Stefano – 2013: Omphalotus olearius, Estratto da “Appunti di Micologia” (http://www.appuntidimicologia.com/2013/07/omphalotus-olearius.html)
- Bertolini Valerio – 2018: Omphalotus olearius: Notula storico-bibliografica. Funghi e dintorni – Supplemento a Rivista di Micologia. n. 2: 38 – 39
- Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca – 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
- Buda Andrea, 2011: I Funghi degli Iblei. Vol. 1. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa
- IF – Index Fungorum database. www.indexfungorum.org (ultima consultazione gennaio 2019)
- Illice Mirko, Tani Oscar, Zuccherelli Adler – 2011: Funghi velenosi & commestibili. Manuale macro-microscopico delle principali specie. Tipoarte Industrie Grafiche. Ozzano Emilia (BO)
- Lavorato Carmine, Rotella Maria – 2004: Funghi in Calabria. Guida per il riconoscimento delle specie. Raccolta e commercializzazione. Tutela ambientale e sanitaria. Edizioni Pubblisfera . San Giovanni in Fiore (CS)
- MB – Mycobank database. www.mycobank.org (ultima consultazione gennaio 2019)
- Milanesi Italo – 2015: Conoscere i funghi velenosi ed i loro sosia commestibili. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
- Oppicelli Nicolò, 2012: I funghi e i loro segreti. Erredi grafiche editoriali, Genova
- Oppicelli Nicolò – 2018: Il fungo dell’olivo: Omphalotus olearius. Funghi e dintorni – Supplemento a Rivista di Micologia. n. 2: 33 – 42
- Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo -2004: Atlante fotografico dei funghi d’Italia, Vol. 1. Seconda ristampa. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
- Pelle Giovanna – 2007: Funghi velenosi e sindromi tossiche. Bacchetta Editore, Albenga (SV)