Molto Rumore Per Nulla” 1: La Demolizione Del Collegio S. Ignazio E Della Chiesa Di S. Maria Della Scala Di Messina
Chi si trova a passare per Piazza Cairoli nota sul marciapiede lato destro del palazzo dei magazzini OVS, su un espositore, l’immagine fotografica di un bell’edificio di antica architettura corredata dal seguente breve commento esplicativo: “In questo sito al posto dell’intero attuale edificio nel 1925 i Padri Gesuiti fecero erigere il complesso ‘Collegio S. Ignazio’, progettato dall’architetto Antonio Zanca (che progettò anche il Palazzo Municipale)…Nel 1933 fu anche realizzata l’annessa chiesa di S. Maria della Scala sempre nello stesso stile a tre navate, due torri campanarie e tre cupole… L’attività scolastica comprendeva: scuole elementari,medie, ginnasio, liceo classico e scientifico per un complessivo di circa 450 alunni. L’intero edificio fu demolito nel 1975.”
Il passante, se ha meno di cinquanta anni di età e pertanto non ha memoria visiva dell’esistenza a Messina di quell’edificio che vede raffigurato, è informato che fu “demolito” nel 1975 e dunque non dal terremoto del 1908 perché le date non coincidono e neppure dai bombardamenti dell’ultima guerra. Incuriosito, il nostro cittadino si chiede legittimamente per quali altri motivi l’edificio ora non esiste più- il commento sintetico e un po’ reticente appena letto, non lo spiega- e perché è stato sostituito, nella principale piazza cittadina, con quel palazzone odierno in cemento e metallo con disegno architettonico moderno ma certamente non più bello del precedente. Chiedendo notizie ai messinesi più anziani egli viene a sapere che quello stabile era costituito da un vecchio istituto scolastico il “S. Ignazio” e da una attigua chiesa dedicata alla Madonna col titolo di S. Maria della Scala di proprietà e gestione del Padri gesuiti, demoliti entrambi molti anni prima, forse perché pericolanti o per altri motivi che non conoscono e nella loro sorte accomunati nello stesso destino toccato anche ad altri palazzi cittadini architettonicamente validi costruiti dopo il terremoto del 1908 e demoliti dagli anni cinquanta dello scorso secolo: cinema Trinacria, cinema Savoia, cinema Peloro, albergo Reale, palazzo del Credito Italiano ed altri che non ricordano.
Di seguito si cerca ora di informare sui fatti e sulle decisioni che determinarono l’eliminazione del collegio e della chiesa sia i cittadini più giovani, che nulla sanno di quella strana storia, sia i più anziani che forse ancora se lo domandano.
L’antefatto
In una piccola porzione del terreno corrispondente approssimativamente all’attuale Is. 222 di Piazza Cairoli i Gesuiti nel 1891 avevano eretto in legno una piccola Chiesa intitolata S. Maria con attigua altrettanto piccola residenza. Accanto alla chiesa dopo poco tempo dal terremoto del 28 dicembre 1908 fu costruita, pure in legname, la provvisoria Cattedrale aperta al culto il 22 maggio 1909, essendo inagibile per i danni subiti dal sisma la Basilica di Piazza Duomo. Dopo pochi mesi dall’inaugurazione la piccola nuova Cattedrale fu ceduta dall’Arcivescovo Letterio D’Arrigo2 ai Gesuiti allora significativamente presenti a Messina. La chiesetta di S. Maria e gli annessi locali dai padri furono poi ampliati e riadattati a scuola per contribuire a fare riprendere l’attività scolastica sospesa in città. Nasceva così il primo novembre del 1909, solo undici mesi dopo la catastrofe, il Collegio Pio X con 3a e 4a elementare e 1a e 2a ginnasiale3. In quella struttura, pur precaria, gratuitamente alcuni giovani messinesi riprendevano gli studi. Nel 1921 l’Ordine di S. Ignazio commissionò all’ingegnere Antonino Zanca, titolare di un importante studio a Palermo, il progetto per la costruzione di un collegio in muratura e di una chiesa da erigere negli spazi occupati temporaneamente dal Collegio Pio X e dalla chiesa della Sacra Famiglia, utilizzando pure un piccolo terreno a loro donato da una famiglia messinese.4 I padri gesuiti così non badarono a spese affidando il progetto ad un professionista allora rinomato a livello nazionale che in città negli anni immediatamente successivi al 1908 aveva avuto l’incarico della progettazione del nuovo Palazzo municipale. La costruzione del nuovo collegio sarebbe così risultata, nelle intenzioni, per il disegno architettonico e per la solidità strutturale pretesa, sicuramente adeguata all’importanza della nuova città che si voleva far rinascere, con il Piano Borzì5, più bella della precedente.
Il progetto conclusivo prevedeva un edificio a tre elevazioni nel rispetto delle severe norme antisismiche che il Governo aveva imposto6. L’ingegnere Zanca riprese le linee architettoniche del prospetto – probabilmente utilizzando una stampa di Francesco Sicuro del 1768- del primo collegio gesuitico costruito a Messina e in Sicilia su disegno di Natale Masuccio SJ.
Il collegio
La prima pietra del Collegio S. Ignazio fu posta il 13 febbraio del 1924; costruito in pochi mesi fu inaugurato il 19 settembre del 1925. Come si vede, (fig. 2) l’edificio si presentava sobrio ed elegante perfettamente coerente con le scelte architettoniche di quegli anni d’inizio XX secolo.
Al suo interno tutto era stato progettato in funzione dello studio e della più aggiornata didattica illuminata dall’importante tradizione scolastica gesuitica. Al piano terra, dopo il grande ingresso, si trovavano due salette d’attesa, l’ufficio economato, un grande cine-teatro con palcoscenico e tre sale per incontri di alunni e associazioni cattoliche. Al centro dell’edificio un vasto cortile per le esercitazioni di educazione fisica e per i tempi di ricreazione. Il piano primo si presentava con 12 ampie aule per le lezioni, aula magna, uffici di presidenza e sala docenti. Il secondo piano era destinato prevalentemente ai padri responsabili della conduzione del collegio con 13 camere, infermeria, cucina, refettorio, dispensa, grande biblioteca, cappella, guardaroba e uffici.
Nella sopraelevazione, aggiunta nel 1948 (fig.3) perfettamente integrata nello stile all’originario disegno dell’ing. Zanca, trovarono spazio altre 13 aule che permisero di soddisfare la crescente richiesta di iscrizioni al collegio. Negli anni cinquanta la scuola aveva due sezioni complete di classi elementari, due sezioni complete di scuola media, una sezione di ginnasio, due sezioni di liceo classico e scientifico per un totale di circa 450 alunni frequentanti provenienti dalla città e dalla provincia. Dall’anno scolastico 1968/69 il collegio si aprì alle classi miste.
Fino al 1972 il collegio S. Ignazio fu, senza alcuna possibilità di smentita, un importante centro di diffusione culturale e religiosa per la città con particolare attenzione per i giovani. E’ noto a tutti i messinesi che il collegio di distinse dalla sua fondazione alla sua fine, soprattutto per la profondità e modernità degli studi praticati e per le tante iniziative poste in essere in ambito educativo e culturale.
Ne ricordiamo soltanto alcune per evidenziare quanto fu grave per Messina, già privata per il terremoto di gran parte della sua migliore componente sociale perita sotto le macerie o trasferitasi altrove, la perdita di quella scuola che si dedicava con serietà e impegno alla formazione delle nuove generazioni. Nella sua tipografia si pubblicava il periodico: “ Sant’Ignazio” per raccogliere e portare in città l’eco della vitalità studentesca. Si organizzavano conferenze e simposi, convegni, incontri, mostre, concerti oltre a iniziative di coinvolgimento degli alunni e delle loro famiglie nelle opere di diffusione delle missioni dei gesuiti nel mondo. Particolarmente apprezzate dai ragazzi la scuola cantorum e le attività sportive parallele allo studio con squadre di calcio, basket, corsi di scherma, campionati interni di ping-pong, tutte realtà che ben figuravano nei campionati provinciali. Con particolare impegno si allestivano spettacoli teatrali nel grande teatro interno continuando così nell’antica tradizione della “Ratio studiorum”7 che individuava nel teatro un’importante metodologia pedagogica per la formazione emotiva dei giovani allievi; metodo che solo in seguito fu positivamente valutato e adottato nelle scuole statali che tutt’oggi ne riconoscono l’importanza.
Nella chiesa di S. Maria della scala e in quegli ambienti del collegio tanti bambini residenti nel quartiere furono preparati per la Prima comunione e per la Cresima, la domenica giocavano nel grande cortile interno e nella grande sala cinematografica vedevano i migliori film per ragazzi di allora.
La chiesa
I Padri vollero che si costruisse accanto al collegio-anche per ossequio alla volontà della famiglia che aveva donato il terreno, una chiesa da intitolare a S. Maria della Scala. (Appendice2).
L’incarico della progettazione fu dato allo stesso ingegnere Antonio Zanca. La chiesa fu prevista lungo la via Nicola Fabrizi in stile arabo-normanno con tre cupole che ricordavano la chiesa di S. Giovanni degli eremiti di Palermo.
Si riporta una sintesi della descrizione della chiesa fatta da Silvio A.P. Catalioto8: “… Il prospetto si presentava nella sua linea semplice ed austera con un bel portale adorno di colonnine tortili che richiamavano nel concetto gli stilemi cinquecenteschi. Sopra l’architrave in una lunetta era inserito un mosaico raffigurante S. Maria della Scala, opera dell’artista Alessandro Abate… Si presentava ornata di a “finto mosaico” e su vetro realizzati da A. Abate. Nelle absidi spiccavano, sempre a “finto mosaico” dello stesso autore: il grande Cristo Benedicente, nella volta di centro, il S. Ignazio in quella di sinistra e il Sacro Cuore di Gesù nell’altra di destra; nelle tre cupole erano affrescati, sempre con lo stesso stile: S. Ignazio e quattro angeli, Madonna con Bambino e quatto angeli e S. Luigi e quattro angeli.”
La chiesa fu costruita dal luglio del 1926 al giugno del 1933. (figg.5 e 6) Tutto andò bene fino a quando nel 1973 i gesuiti della Provincia di Sicilia per un grave dissesto finanziario non trovarono evidentemente altra possibilità, per risolvere i loro problemi economici, che vendere collegio e chiesa.9
I fatti
Il primo importante articolo apparso sulla Gazzetta del Sud, principale giornale cittadino, su quella vicenda di sicura rilevanza pubblica a Messina è del 29 maggio 1973 col titolo “ Il Consiglio si occupa del S. Ignazio.” e sottotitolo:” E’ stato dato mandato al Sindaco perché il complesso venga acquistato dall’Università. L’on. De Pasquale propone che la chiesa venga trasformata in un auditorium.” Resoconto della riunione del Consiglio comunale del 28 maggio. Leggendo l’articolo si viene a sapere che molti tra i consiglieri in quei giorni speravano che la vendita a eventuali privati (in città si diceva che pure l’ingegnere Giuseppe Franza fosse interessato all’acquisto), potesse non avvenire e così, a maggioranza, approvarono una mozione che impegnava il sindaco a rivolgere invito al rettore Salvatore Pugliatti affinché si adoperasse per l’acquisto da parte dell’Università 10 Il sindaco con qualche remora -come si coglie dall’articolo- accettò il mandato del Consiglio. Nei mesi che precedettero il rogito, si animò in città un dibattito sulla questione tra le forze sociali e politiche e tra i semplici cittadini. Così si deduce dagli articoli comparsi sul quotidiano della città, tutti presenti in un periodo temporale esiguo: dal 18 maggio al 14 giugno. Sul “Soldo”, altra testata giornalistica cittadina- però con diffusione e seguito non paragonabile alla Gazzetta del Sud- comparvero fino al 1976, numerosi decisi e convinti articoli 11 che evidenziarono quelle che a suo parere erano le incoerenze, le connivenze e le speculazioni che si muovevano attorno alla compravendita. Si coglie che mancarono tuttavia in città decise posizioni dell’opinione pubblica in difesa dell’esistente. Certo, scorrendo le pagine della Gazzetta del Sud di quei mesi ci si aspetterebbe di leggere, soprattutto da parte dei tanti ex alunni del S. Ignazio, molti dei quali importanti professionisti impegnati nel pubblico e nel privato e significativamente presenti nella gestione politica e sociale della città e della nazione, forti prese di posizione autorevoli e convinte in difesa di un bene pubblico peraltro loro ex scuola. Nulla si rinviene.
Dai resoconti dell’epoca non si colgono neanche da parte della Chiesa locale interventi in difesa del mantenimento del collegio. Forse perché l’Arcivescovo riteneva di non doversi ingerire in una compravendita di esclusiva gestione dell’Ordine dei Gesuiti. Il comportamento distaccato dell’opinione pubblica cittadina di allora non meraviglia più di tanto perché ulteriore conferma dell’apatia, sonnolenza e scarso interesse per il bene comune dei messinesi: tratti psicologici che li caratterizzano da dopo il terremoto del 1908.
La Gazzetta del Sud dal mese di maggio 1973 ospita- come si è detto- alcuni interventi sul tema nella rubrica “ Lettere al Direttore” 12 tutti di parere contrario all’alienazione del collegio. Per i cattolici messinesi scrisse il dott. Antonio Gigante consigliere comunale della Democrazia Cristiana e importate esponente del mondo diocesano messinese. Egli il 30 maggio lamenta che proprio in un tempo in cui il mondo cattolico con la D.C. governa la Nazione a Messina si distrugge una scuola privata cattolica. Denuncia pure l’inconsistenza e l’insignificanza dei gruppi e movimenti ecclesiali nelle decisioni che riguardano la città. Il dr. Gigante si duole di un mondo ecclesiale spesso coinvolto in altri contrastanti interessi e chiede che la Chiesa messinese sia investita del problema e avanza la poco realistica proposta di una sottoscrizione per reperire i fondi per un eventuale acquisto della chiesa.
Ovviamente la proposta cadde nel nulla dell’apatia antropologica dei suoi concittadini. Interessante l’intervento pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 26 maggio da parte della Loggia Massonica dei “Cavalieri della Stella dell’Oriente di Messina della Massoneria universale di Piazza del Gesù di Roma”che, in aperto dissenso con le altre Logge massoniche presenti in città che sembravano non interessate al problema e alla sorte del collegio o forse diversamente interessate, si pone con forti toni in difesa del collegio e della chiesa.13
A tutti risponde Biagio Belfiore vice direttore della Gazzetta del Sud. Egli espone il suo parere e la posizione assunta nella questione dal giornale e in più occasioni scrive ai cittadini che costernati protestano, ma soprattutto in un suo articolo: “ Tanto rumore per nulla”, comparso il 3 giugno 197314 il suo pensiero sulla diatriba è particolarmente incisivo e chiaro.
Si riporta in appendice interamente il testo affinché leggendolo si possa intuire quali interessi economici allora si muovevano attorno all’acquisto dell’edificio del collegio S. Ignazio e della chiesa.
In sintesi, l’autorevole vice direttore, dopo avere in premessa dichiarato la sua incompetenza a trattare l’argomento a proposito dei suoi aspetti estetici, affermò che per gli “ intenditori” (non chiarisce a quali intenditori si riferisse) il valore architettonico della chiesa “è nullo”. Proseguì ironizzando su quei pochi messinesi che lì andavano a messa la domenica i quali pretendevano, ipocritamente, che la chiesa non fosse abbattuta non per difendere il suo valore architettonico e religioso, come affermavano, ma solo perché avrebbero perso la buona abitudine di poter andare, dopo la messa delle dodici, al bar Irrera per l’aperitivo 15 (fig. sopra: Bar Irrera anni ‘30). Ironizzò- con shakespeariana allusione- pure sulla poca coerenza dei cattolici messinesi perché allora come sempre erano-a suo parere- maestri nel perdere tempo e a fare “baccano per nulla”. Affermò in conclusione di ritenere di nessuna importanza la perdita del collegio e della chiesa.
Sembra incredibile che il giornale cittadino abbia potuto sostenere pubblicamente simili affermazioni. La Gazzetta del Sud offrì al costruttore ing. Giuseppe Franza, che con la sua società Fra.Im. si proponeva l’acquisto dell’edificio, l’occasione per affermare le sue tesi nel merito della pochezza della perdita per la città con l’abbattimento e sulle magnifiche opportunità culturali ed estetiche che invece si sarebbero realizzate grazie alle potenzialità offerte dal nuovo edificio che sarebbe nato al suo posto. Coloro che con l’ing. Franza propendevano per l’abbattimento, speravano, o meglio erano certi, di convincere con quelle promesse anche quegli ultimi pochi messinesi che continuano ancora, nel disinteresse generale, a ritenere un’offesa alla città la vendita ai privati del collegio e della chiesa.
L’articolo comparve sulla Gazzetta del Sud il 27 giugno del 1973 col titolo “ Sarà costruito un teatro”.” Dichiara l’ing. Franza: (è prevista)…la costruzione di un teatro che oggi manca alla nostra città. Il resto della costruzione per la cubatura consentita sarà destinata prevalentemente a locali di utilizzazione pubblica e ad attività terziarie e di interesse collettivo (uffici pubblici e privati, negozi, locali pubblici,sedi di circoli,club, associazioni)”.
Ma in città ancora da parte di molti si manteneva la speranza che l’Università o il Comune potessero acquistare l’edificio. Con l’accordo dei gesuiti, si credeva che l’Università cogliesse l’occasione di poter disporre in centro città di un edificio prestigioso perfettamente adatto strutturalmente a ospitare segreterie amministrative e uffici, nonché la facoltà di Giurisprudenza che in quegli anni erano sparsi in vari edifici privati con elevati costi di affitto. I padri proposero all’Università per l‘acquisto il prezzo di un miliardo e settecento milioni di lire. Le cronache di allora riportano che fu in particolare l’ ing. Giuseppe Merlino che, nella qualità di componente del Consiglio di amministrazione dell’Università, venendo meno -secondo il giornale “Il soldo”16– al mandato avuto dal Consiglio comunale il 28 maggio 1973, a scoraggiarne l’acquisto evidenziando l’anti economicità per l’istituzione pubblica. Fallita l’opzione Università, i Gesuiti si rivolsero, con una richiesta ribassata di un miliardo e 350 milioni di lire, sempre allo stesso Ing. Giuseppe Merlino ora nella qualità di Sindaco17 di Messina e alla sua giunta, sperando che il Comune si attivasse per acquisire il prezioso edificio al patrimonio immobiliare della città. L’ing. Giuseppe Merlino con la sua forte componente politica 18 si trovò nella possibilità di decidere di acquistare l’immobile per non privare la città di un bene pubblico d’innegabile potenziale come contenitore per opportunità culturali e valore architettonico o di rinunciarvi aprendo così inevitabilmente la strada all’acquisto da parte di privati che già si sapeva essere interessati. L’ing. Giuseppe Merlino scelse una via di mezzo e prospettò al consiglio di perseguire l’interesse della comunità messinese investendo i fondi disponibili, con notevole risparmio per le casse comunali, in alternativa, nella ristrutturazione dell’edificio Is. 88 del viale S. Martino, di proprietà comunale destinandolo per le medesime finalità che alcuni in consiglio (on. Pancrazio De Pasquale del Partito Comunista Italiano) avrebbero voluto realizzare con l’acquisto e successivo adattamento del collegio. Tutti erano consapevoli che, se il collegio fosse stato acquistato da privati, questi non avrebbero avuto alcun interesse economico a mantenerlo e pertanto sarebbe stato abbattuto per sostituirlo con un nuovo edificio che conseguentemente avrebbe pure modificato il disegno architettonico della piazza Cairoli, centro commerciale della città. L’ing. Merlino con i suoi 24 consiglieri e con la sicura protezione politica della D.C. nazionale di cui era influente esponente il messinese on. Antonino Gullotti, dopo numerose riunioni con i capigruppo dei vari partiti e acceso confronto con l’opposizione, riuscì a prevalere, così, a maggioranza, si decise di investire le risorse economiche comunali nella riqualificazione dell’isolato 88 lasciando ai privati l’opportunità di acquistare collegio e chiesa.
E’ bene dire subito che quanto deciso e auspicato dal consiglio comunale allora non si realizzò, infatti, l’isolato n.88 è ancora esistente, né è stato ristrutturato, né è stato destinato a particolari finalità culturali. A quel punto la strada fu libera per l’ing. Giuseppe Franza, potente operatore economico (i cui discendenti sono ancora presenti in città con innumerevoli iniziative commerciali e non solo in territorio messinese). Con la sua società Fra. Im. egli acquistò l’edificio al prezzo che fu ulteriormente abbassato a lire un miliardo e duecentocinquanta milioni. L’Arcivescovo del tempo mons. Francesco Fasola19 non potendosi opporre all’abbattimento dell’edificio relativamente al collegio, per la chiesa di S. Maria della scala concesse la sua autorizzazione alla condizione che circa 200 mq del terreno rimanessero di proprietà dei Gesuiti e che in quello spazio si costruisse una nuova chiesa dedicata sempre a S. Maria della scala ( come poi fu fatto). 20
Il rogito di vendita tra la Provincia siciliana dei Gesuiti e la Ditta Fra.Im. dell’ing. Giuseppe Franza fu perfezionato il 17 luglio 1973.21
La Ditta proprietaria dovette superare un forte ostacolo per raggiungere il proprio scopo economico: tenere conto di quanto disposto dalla Legge 1 giugno 1939, n. 1089 : “Tutela delle cose d’interesse artistico o storico” che vietava la demolizione di edifici di valore artistico decorsi cinquanta anni dalla loro costruzione 22 Poiché l’inaugurazione del collegio risaliva al 19 settembre 1925 era assolutamente necessario iniziare a demolirlo entro il 18 settembre 1975. Le ruspe iniziarono la demolizione dei muri del collegio nel dicembre 1973 quelli della chiesa il 30 aprile 1975 con perfetto tempismo per evitare l’intervento di tutela della Sovrintendenza ai Beni Culturali. Quanto avvenne successivamente: eccessiva altezza del nuovo edificio che per alcuni era incompatibile con le norme imposte dal Piano Borzì con conseguente interessamento della magistratura, vendita alla Montedison perché vi sistemasse un Magazzino Standa, mancata costruzione del teatro, o ambienti per associazioni o altro in favore della comunità (come promesso), ma solo locali per un centro commerciale e appartamenti, (alcuni poi acquistati dagli stessi messinesi che avevano contestato la fine del collegio e della chiesa), non é oggetto di questo saggio.
Appendice1
I Gesuiti a Messina (cenno di storia)
Fu infatti a Messina che, per merito della Città che li chiamò, nel 1548 l’Ordine di S.Ignazio di Loyola, avviò con il Primum ac Prototypum Collegium Societatis Jesus la prima loro esperienza di formazione culturale e cristiana del giovani. In quella nuova scuola si iniziò a sperimentare per la prima volta un nuovo metodo pedagogico-didattico originale per quei tempi, di insegnamento-apprendimento la “Ratio Studiorum”.Metodo che per oltre tre secoli in Europa contribuì a formare le classi dirigenti e i migliori studiosi di scienze , teologia e filosofia. La didattica e l’ organizzazione scolastica oggi in vigore nelle scuole pubbliche e private si può fare risalire in ampia parte alle innovazioni di quel tempo: orario delle lezioni, classi con alunni con omogeneo livello di prerequisiti culturali, esercitazioni, lavori di gruppo, saggi, esposizioni orali pubbliche degli alunni, disciplina.
Appendice 2
Chiesa di Santa Maria della scala
sulla via Dei Monasteri e secondario sul Boccetta. Fig.8 Era particolarmente cara ai messinesi del tempo per la sua bellezza e antichità. Fu costruita nel 1347 Prima del terremoto del 28 dicembre 1908 la chiesa dedicata a S. Maria della scala si trovava all’incrocio tra la via dei Monasteri e il Torrente Boccetta- nell’area dell’attuale is. 374/B- con ingresso principale con l’annesso monastero per ospitarvi le monache Benedettine che lì si trasferirono provenienti dal monastero di S. Maria la Valle (Badiazza) La chiesa fu danneggiata dal terremoto del 1783 che distrusse gli affreschi della volta del Bova; fu restaurata nel 1856 da Giacomo Conti. L’esterno era caratterizzato da un bugnato che si elevava fino a circa la metà dell’altezza del prospetto, la rimanente parte era ingentilita da grandi finestre e, sul prospetto principale, da una artistica loggia. L’interno era stato nel tempo arricchito con stucchi e ori alle pareti Il Portale principale è oggi in parte ricostruito all’interno del Museo Regionale. Al Museo si trovano pure un tondo in ceramica de XV secolo, attribuito alla Bottega dei Della Robbia, detto la “Madonna della Frutta” e i blocchi di parte della facciata principale..
Appendice 3
Stralcio della lettera inviata alla Gazzetta dal dott. Antonio Gigante, consigliere comunale D. C. Gazzetta del Sud 30 maggio 1973
“…Ora io non voglio fare ricorso alla tradizione, agli affetti, ai ricordi, che pure hanno tanta importanza nella vita degli individui e delle comunità, per chiedere che la città e i cattolici in particolare intervengano per impedire tale decisione, se decisione vi è stata ( la vendita n.d.r.)… Non è frutto del caso se dopo cento anni di stato laico e spesso decisamente anticlericale, ci siamo ritrovati con una classe dirigente di cattolici e con un partito democristiano… I cattolici si sono improvvisamente accorti di aver sbagliato tutto ed hanno cambiato opinione a proposito delle scuole cattoliche?”. Il dr Gigante continua: “ Si è fatto un gran parlare dopo il concilio Vaticano II di comunità di fedeli,, di assemblea dei credenti, di Consiglio Pastorale. Ma di cosa discutono e su che cosa hanno competenze queste assemblee e questi Consigli se no su questi problemi ?” “ Per quanto riguarda la Chiesa di s. Maria della Scala io propongo una sottoscrizione tra i cattolici di Messina perché questa possa essere comprata dalla comunità e possa essere conservata al culto.”.” Gazzetta del Sud”, 30 maggio 1973.
Appendice 4
Articolo comparso sulla “Gazzetta del Sud” del 26 maggio 1973(stralcio)
“I massoni criticano i gesuiti”
Approvato un documento con il quale si invitano le autorità ad intervenire per evitare che l’istituto e la chiesa di piazza Cairoli vengano rasi al suolo.
Anche i massoni hanno preso posizioni contro l’abbattimento della chiesa e dell’Istituto S. Ignazio di piazza Cairoli che l’ordine religioso avrebbe alienati in favore di una società privata. L’inizitiva è del Sovrano capitolo” I cavalieri della Stella dell’Oriente di Messina della Massoneria universale di piazza del Gesù,47 Roma, che ha approvato il seguente documento: “Premesso che nella sua attività specifica è compresa la tutela dei sentimenti umanitari, spirituali e di credo di tutti cittadini al di sopra di ogni particolare corrente di pensiero; avuto sentore che l’istituto S. Ignazio con annessa chiesa S. Maria della scala verrebbe dai pp. Gesuiti ceduto per la demolizione per far posto ad una costruzione privata…mette in guardia, tutte le autorità competenti, quali il ministero dei Lavori pubblici, il Sindaco di Messina, il sovrintendente ai monumenti, che la Massoneria italiana rimarrà vigilante perché una spoliazione di tal genere e ai danni dei sentimenti dei cittadini di Messina, venga impedita; impegna la stampa, i parlamentari, tutte le autorità civili e religiose a svolgere, ciascuno nella sfera di propria competenza, azione per impedire tale eventuale assalto al patrimonio comune.; invita tutti i cittadini…”
Note
- Titolo dell’articolo di Biagio Belfiore comparso sulla Gazzeta del Sud del 3 giugno1973
- Mons. Letterio D’Arrigo, Arcivescovo di Messina. Messina 15 nov. 1849-Messina 18 dic. 1922. Arcivescovo dal 25 marzo 1898.
- Leanza Antonio s.j., Nel cinquantesimo del collegio di Messina dei PP. della Compagnia di Gesù, Messina, ed. Principato, pag 91
- Catalioto Silvio A.P., 2006, I Gesuiti a Messina, Di Nicolò Edizioni.
- “Piano Borzì”: Piano Regolatore generale di ricostruzione della città di Messina ampiamente distrutta dal terremoto del 28 dicembre 1908. Il nuovo Piano Regolatore fu redatto dall’ing. Luigi Borzì, ingegnere capo del Comune e dallo steso ente approvato il 31 dicembre 1911.
- R.D. n.1261,1913
- “Ratio Studiorum”: Originale metodo pedagogico–didattico che si ispirava a quello applicato nella Sorbona di Parigi, adottato nelle scuole gesuitiche ad iniziare dal “Primum ac Prototypum Collegium Societatis Jesus” di Messina dopo il 1548.
- Catalioto Silvio A.P; op.cit, pag. 291
- “Una triste storia”, Il Soldo, 3 ottobre 1976
- Gazzetta del Sud, 29 maggio 1973: “ Il consiglio si occupa del S. Ignazio”- “… Il sindaco Giuseppe Merlino su esplicito mandato del Consiglio comunale si incontrerà con il rettore professore Salvatore Pugliatti per esprimergli il desiderio che l’Università acquisti l’edificio che ospitava il collegio Sant’Ignazio dei Padri gesuiti a Piazza Cairoli. L’acquisto si vorrebbe che interessasse anche l’annessa chiesa di Santa Maria della Scala. La richiesta dovrebbe essere giustificata da una lunga serie di motivi non ultimo quello secondo cui non dovrebbe andare distrutto un complesso legato a nobili e antiche tradizioni. E’ questa la sintesi, la conclusione di un dibattito estemporaneo svoltosi ieri sera al Consiglio comunale…”
- Il Soldo: 26 settembre 1976- Il Piano Borzì: i decreti del Ministro stampelle che non reggono;3 ottobre 1976: In materia di edilizia; 3 ottobre 1976: Una triste storia; 17 ottobre 1976: Non è soltanto la città che si saccheggia ma anche la dignità dei cittadini
- Gazzetta del Sud: 18 maggio: Ancora sulla vendita del S. Ignazio- 19 maggio: L’operazione S. Ignazio- 23 maggio: I formaggini dei gesuiti- 26 maggio: I massoni criticano i gesuiti- 30 maggio: Il S. Anna in vendita?- 8 giugno lettera di Calogero Centofanti- 9 giugno: Un passato ricco di gloria e “molto rumore per nulla”- 14 giugno: Ancora sull’istituto S. Ignazio.
- Gazzetta del Sud: ” I massoni criticano i Gesuiti”, 26 maggio 1973
- Gazzetta del Sud: “ Tanto rumore per nulla” di Biagio Belfiore, 13 giugno 1973.
- Bar Irrera: bar storico della città molto frequentato in città soprattutto dal ceto borghese, punto di riferimento privilegiato per i messinesi e per i turisti. Si trovava subito dopo piazza Cairoli lato mare, nell’angolo del primo edificio del viale S. Martino. Il bar chiuse definitivamente il 2 marzo 1977.
- “Una triste storia”, Il Soldo, 3 ottobre 1976
- Giuseppe Merlino, sindaco della città di Messina dal 1967 al 1976
- Nelle elezioni comunali del 1970 la DC, partito del sindaco Merlino, aveva conquistato 24 consiglieri su 60.
- Francesco Fasola O.SS.G.C. N. Arcivescovo di Messina: 25 giugno 1963- 3 giugno 1977
- Comunicazione personale.
- Atto pubblico, notaio F. Paderni, nota n.11728 da: Catalioto Silvio A.P.,op.cit. pag. 311
- Legge 1 giugno 1939, n. 1089: “Tutela delle cose d’interesse artistico o storico” Art. 1. Sono soggette alla presente legge le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compresi: le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le cose d’interesse numismatico; i manoscritti, gli autografi, i carteggi, i documenti notevoli, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni aventi carattere di rarità e di pregio. 2. Vi sono pure compresi le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico. 3. Non sono soggette alla disciplina della presente legge le opere di autori viventi o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni.